lunedì 19 agosto 2019

big texan steak ranch

Il 17 di maggio ho spiccato il volo per un lungo soggiorno negli Stati Uniti con mio fratello, la cognata Alida e la loro inseparabile amica Rita. L'occasione era di quelle importanti: Marco che da anni vive a Denver dove insegna filosofia delle scienze all'università era in procinto di convolare a nozze con Heather, texana doc di Waco il 25 del mese; vuoi che manchi al matrimonio dell'amatissimo nipote? Vuoi che non approfitti di conoscere la dolcissima futura sposa e la casa dove già vivono insieme nella verdissima periferia residenziale di Denver, vuoi che soprattutto rinunci al wedding previsto in un ranch del Texas? Certo che no, piatto ricco mi ci ficco!
Una confortevole casa in legno e muratura  circondata di verde e alberi con grandi spazi, stanze oversize, una graditissima coperta termica nel letto con lenzuola di flanella perché faceva ancora freddo e soprattutto tanta luce, ci è scappata pure qualche partitina a burraco con mio fratello che ha una fortuna sfacciata e immancabilmente vince e una cena squisita a base di gnocchi fatti in casa e pesto fresco che la savonese Rita cucina da dio. A Denver, a una quindicina di chilometri, praticamente non ci siamo andati, solo delle passeggiate nei magnifici dintorni e poi fervevano i preparativi per le nozze,  tutti a dare una mano a scrivere inviti,  stampare il piano del ranch, mille piccole incombenze prima del fatidico giorno. 
E così, dopo pochi giorni a Denver,  abbiamo iniziato a macinare chilometri in macchina verso il Texas, una strada inizialmente sull' altopiano del Colorado alto 1700 metri che sembra non finire mai e in considerazione della vastità, lontanissimo il profilarsi dell'orizzonte e anche il cielo appare più vasto; sissignore, in America perfino il cielo è più grande. Alle spalle ci lasciamo le Rocky Mountains dalle cime ancora innevate e fra allerta tornado (per fortuna scansato), distese di prati e di rocce, sole, pioggia, nebbia, mucche e buoi al pascolo,  treni lunghissimi fermi o in movimento pieni o vuoti di petrolio,  qualche sparuta fattoria, silos, raffinerie e pozzi di estrazione, un improponibile Donald Trump quarantenne sulle tavolette di cioccolato al latte ai distributori di benzina, l'avventura verso il Texas wedding ha avuto inizio. 
Con una pennellata di humour noir e di superficialità potrei scrivere che in fondo non serviva attraversare mezzo Texas e fare tutta quella strada, basta fermarsi a mangiare, come abbiamo fatto noi, al "Big texan steak ranch" per trovare un concentrato assoluto di realtà e di tutti gli stereotipi possibili e immaginabili che legano il nostro immaginario collettivo a questa sterminata regione del sud degli States. Le casette colorate di legno, l'atmosfera da saloon, stivali, cappelli, corna di toro,  teste di animali impagliati, cowboy veri e finti, il vecchietto del far-West, la diligenza, il cercatore d'oro, il condannato a morte sulla sedia elettrica, il capo indiano con l'orso imbalsamato, le slot-machine e, senza voler essere blasfema, Gesù che ti accompagna persino in bagno, davanti al water un monito a lavare le mani e a ricordarsi di dire le preghiere. Ho dimenticato qualcosa? A me pare ci sia proprio tutto.

Ah si.....dimenticavo, least but not last, la quantità di cibo e la dimensione dei bicchieri, rigorosamente da un litro o giù di lì. Comunque, e questa è una buona notizia, per chi ha fame e non ha una lira, il "big texan steak ranch" vede e provvede: si hanno 60 minuti a disposizione per mangiarsi gratis un bisteccone  di 72 once, 2 chili circa, insalata e beveraggi a volontà. In mezzo alla sala da pranzo, ben evidente su un tavolo posto sopra una pedana, il candidato di turno si impegna con lena e metodicità: l'ho osservato a lungo, mi è sembrato un mangiatore professionista e difatti ce l'ha fatta, persino in anticipo.


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