sabato 10 marzo 2018

City Life a Milano: come una madeleine di Proust

Non si può certo dire che sono solerte ed è imbarazzante dover ammettere che a CityLife, nuovo ma non nuovissimo polo milanese che oltretutto si trova a due passi da casa mia, non ci avevo ancora messo piede.  Ho rimediato qualche giorno fa e sono comunque ancora in tempo perché nell'area della vecchia cara Fiera di Milano molto è stato fatto, ma molto ancora resta da fare, un cantiere tuttora "in progress" come si usa dire attualmente. Ho scritto cara vecchia Fiera perché per tutta la mia infanzia piazza Giulio Cesare e dintorni ha rappresentato un luogo eccitante e affascinante, mondi interi lontani e non ancora globalizzati che si facevano scoprire con le loro infinite novità in tutti i campi durante la grande manifestazione fieristica di aprile.
A rivedere ora la zona, così cambiata, così diversa, è stato come assaporare una madeleine di proustiana memoria, si è aperto un vaso di Pandora di ricordi e quando il passato si sovrappone al presente credo voglia dire anche che si sta invecchiando, accidenti! Divertente per esempio ripescare dalla memoria la grande incetta di dépliant raccolti girando fra gli stand che si mettevano in una grande busta gialla offerta da Viamal; dalla Coca Cola in omaggio bottigliette mignon mentre su uno schermo proiettavano no stop film di Walt Disney, l'Idrolitina regalava bustine di una magica polvere che faceva diventare l'acqua frizzante, dalla Brill invece si ricevevano minuscole scatolette di latta piene di lucido per scarpe dall'odore inconfondibile. Era una vera pacchia riguardare la sera a casa il bottino del giorno. E poi è lì che, studentessa universitaria, ho guadagnato i miei primi soldi facendo l'interprete nelle varie esposizioni di settore. L'Ente Fiera pagava bene, ma le singole ditte ancora di più, 150.000 lire al giorno, me lo ricordo benissimo ed era una cifra spropositata. Di quella grande area ne conoscevo pressoché ogni padiglione, ogni angolo, peccato che ad aprile pioveva quasi sempre e i miei capelli, con l'umidità imperante, erano sempre maledettamente ricci e io piena di complessi perché andavano di moda lisci lisci come Françoise Hardy che gorgheggiava "tous les garçons et les filles de mon âge je les vois dans la rue deux par deux...". Adesso mocassini rigorosamente raso terra, ma allora stavo senza problema in equilibrio su certi tacchi alti delle scarpe di Prosio, un must dell'epoca che aveva il negozio in Galleria Passerella.
Davvero un altro mondo City Life, ma è logico, in fondo sono passati quasi cinquant'anni dal tempo dei miei ricordi. Adesso la riqualificazione dell'area comprende più vocazioni, un grande parco, edifici residenziali di prestigio a prezzi pare folli, la zona shopping  e due grattacieli direzionali per uffici, banche assicurazioni etc, ovvero la Torre soprannominata "Il Dritto" dell'architetto nipponico Arata Isozaki in collaborazione con Andrea Maffei e "Lo Storto" il grattacielo dalla forma a torsione dell'archistar iraniana-inglese Zaha Hadid. Manca ancora all'appello la terza Torre prevista,  che in via di costruzione sarà probabilmente pronta nel 2020; la firma è di Daniel Libeskind e la costruzione viene chiamata "il Curvo" per via della sua forma visibile nei rendering. Tutto nuovo di pacca, l'unico edificio che ho riconosciuto perché se n'è mantenuta la struttura esterna è il vecchio padiglione 3 della Fiera, ex-palazzetto dello Sport davanti a piazza 6 Febbraio che adesso si chiama Palazzo delle Scintille. Costruito intorno agli anni '20, grazie ai suoi vasti e versatili spazi interni è destinato ad ospitare nel futuro un'ampia varietà di manifestazioni espositive, sportive e spettacoli.
E veniamo agli interni, al cosiddetto "Shopping District" che forse sarebbe più corretto chiamare "Gourmet District" o "Eating District" perché  a parte i soliti negozi con i soliti marchi della moda, dedica un piano intero a sua maestà, il cibo, in tutte le sue declinazioni.Non finirò mai di chiedermi come fanno a campare tutti questi spazi mercantili che si aprono a spron battuto, le città sembrano ormai fatte solo di vestiti e prodotti alimentari e mi viene in mente la nostra trasformazione da uomini a wuerstel in sacco a pelo come risultava in "Arts & Food" quella bellissima mostra del 2015 alla Triennale. (http://www.saranathan.it/2015/05/saremmo-diventati-dei-wuerstel.html). Riconosco però che mi ha fatto piacere trovare fra le innumerevoli proposte l'Antica Focacceria S. Francesco, indirizzo palermitano mitico che propone le umili tradizioni del cibo di strada (sfincione, arancini, croquette, pane-panelle e pane con la milza) e, ça va sans dire, cassatelle e cannoli riempiti di ricotta al momento. Ci siamo subito fiondate lì prima di andare a vedere "Le forme dell'acqua" al cinema Anteo che a City Life ha aperto delle nuove sale.
Questi centri commerciali finiscono per assomigliarsi un po' tutti, a Tel Aviv in via Diesengoff ce n'è uno pressoché uguale, e i lunghi corridoi pieni di vetrine li chiamano Canyon. Belli però tutti i rivestimenti interni in legno e poi mi piacerebbe essere invitata per un caffé su quelle due poltrone design proprio in mezzo alla sala: molto romantico, sei in mezzo a un sacco di gente eppure non vedi nessuno, solo chi ti sta di fronte. Mi rendo conto che a City Life non ci sono stata nelle migliori condizioni: mancava il sole, anzi un tempo di merda con ancora lastre di ghiaccio per terra, il verde appena piantato e gli alberi non ancora cresciuti, cantieri aperti, un luogo in divenire a cui bisogna certo dar tempo di crescere,  comunque trovo urbanisticamente  più riuscita la riqualificazione dell'area intorno a Porta Garibaldi, con corso Como e piazza Gae Aulenti. E' solo un parere personale e non so cosa ne pensino i milanesi.




1 commento:

  1. I tuoi ricordi sono quasi identici ai miei. Le nostre madeleines intinte nel tè al tiglio hanno lo stesso profumo che solleva il sipario della memoria. Anch'io ho fatto un paio di fiere come hostess per la città di Campione. Poco più di due anni fa sono stata tua ospite e in quell'occasione ho rivisitato l'area che in quel periodo era allestita come mercatino di Natale. I palazzi non erano ancora stati eretti, c'era un'enorme area di cantiere reminiscente della berlinese Potsdamer Platz. Ora sta crescendo, e devo dire che trovo lo "storto" molto affascinante; molto meno il "Dritto". Sono curiosa di vedere il "Curvo" quando sorgerà, e soprattutto le aree verdi, di cui tutta Milano, non solo la zona del Portello, ha tanto bisogno. Grazie.

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