lunedì 2 gennaio 2017

scorci dai giardini Hanbury alla Mortola

Con lo sguardo rivolto al tormentato mondo in cui viviamo l'ottimismo risulta davvero difficile, fa bene dirigerlo altrove quello sguardo e riempirlo di bellezze, un antidoto potente per alleggerirne il peso. I Giardini Botanici Hanbury alla Mortola, dopo Ventimiglia e quasi al confine con la Francia, sono un buon indirizzo, una lunga serie di terrazze scoscese affacciate a strapiombo sul mare, Ci ritorno una ventina d'anni dopo e li trovo molto più curati e valorizzati di allora anche se una visita in primavera, con l'esplosione delle fioriture, dev'essere senz'altro più succulenta che a fine dicembre. Anche qui due monconi di palme phoenix rattristano lo splendido panorama e ci ricordano che i famigerati punteruoli rossi sono passati anche da queste parti.
Queste bellezze le dobbiamo all'inglese Thomas Hanbury che, in epoca coloniale, dopo aver realizzato considerevoli fortune in Cina con il commercio di spezie, tè e seta, in viaggio sulla Costa Azzurra si innamora del podere della famiglia Orengo e nel 1967 lo acquista. L'antico palazzo della proprietà, costruito nell'XI° secolo, probabilmente sulle vestigia di un antica Villa romana, era in rovina, pare ci pascolassero in libertà pecore e capre (non lo si visita all'interno), mentre sarà il fratello di Hanbury a collaborare attivamente per il ripristino dei giardini  e il famoso architetto paesaggista Ludovico Winter ne ridisegnerà i contorni. 

Negli anni 1886-87, lungo i Viali dei Cipressi, antichi percorsi precedenti la nascita dei giardini, Sir Thomas fa costruire anche un padiglione in stile moresco che fungerà, secondo i suoi desiderata rispettati, da Mausoleo per le proprie ceneri e quelle della moglie. Comprensibilmente gli autori vogliono finire nella terra delle loro creature, quei luoghi che hanno tanto amato, come anche Lady Walton a Ischia nel giardino della Mortella ( http://www.saranathan.it/2013/07/ischia-giardini-di-passione.html).  E' stata premura costante del mecenate preservare le caratteristiche naturali del luogo e implementarne la bellezza con il restauro del preesistente e nuove piantumazioni, difatti è stato uno dei suoi primi obbiettivi conservare e propagare la vegetazione spontanea nelle parti più selvagge e isolate della proprietà, laddove gli abitanti della Mortola, in passato, prelevavano il legname e pascolavano le pecore.
Anche la nuora del fondatore, Dorothy Hanbury, pure lei sepolta nei giardini, ha intrapreso importanti cambiamenti nell'area fra il 1925 e il '39. Dopo aver subito gravi danni durante la seconda guerra mondiale, tutto il complesso è stato acquistato dallo Stato Italiano nel 1960, l'area è diventata protetta e a seguito di una pressante richiesta internazionale, nel 1987, i Giardini sono stati affidati all'Università degli Studi di Genova. 
Ci sono tutte le piante che siamo soliti vedere nel cosiddetto giardino mediterraneo, ma leggendo i ricchi pannelli esplicativi, l'Università di Genova fa bene il suo lavoro didattico, si scopre che in realtà  c'è un concentrato di mondo e poco è davvero autoctono: le yucche provengono dal Messico nord-orientale, le agavi dall'America e l'aloe dall'Africa. Mi piace la storia delle agavi, certe giganti perché arrivano fino a due metri di altezza, possono campare fino a quarant'anni e muoiono dopo aver dato il meglio di se in quell'unico fiore che esprimono nell'arco di una vita. Leggo che le agavi hanno avuto un ruolo importante nello sviluppo delle culture meso-americane, fornivano all'uomo cibo, bevande, abiti, combustibile, medicine, materiale da costruzione, venivano addirittura considerate piante sacre. Foglie e fibre rinvenute nelle grotte di Coahuila in Messico testimoniano che già 10.000 anni a.C. l'uomo utilizzava le agavi e oggi si conoscono più di 70 usi differenti. 
Anche la bellissima datura, pianta interamente velenosa introdotta ai Giardini Hanbury a fine '800, ha  cose interessanti da dire. Originaria del sud America, veniva impiegata dalle popolazioni indigene come veleno, per usi terapeutici, psichedelici e rituali perché contiene delle sostanze alcaloidi dalle proprietà allucinogene. 

In lontananza sulla collina il paesino della Mortola. L'area dei Giardini occupa tutto il promontorio di Capo Mortola e si estende su una superficie di 18 ettari di cui circa la metà è coltivata a giardino. La protezione offerta dalle montagne e la felice esposizione hanno reso possibile l'acclimatazione di queste piante provenienti da tutto il mondo e per chi viene da queste parti vale proprio la pena di farci una capatina. . 

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