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Prendendo la strada che da Gerusalemme discende verso il Mar Morto e traversa monti e deserto di Giudea, i panorami cambiano nello spazio di un attimo e mi viene in mente quello straordinario studioso francese, Théodore Monod, che ha passato la sua vita percorrendo e studiando i deserti del mondo per lo più attraversati a piedi: l'italiano è una lingua povera in materia, nella nostra penisola soprattutto tanto mare, abbiamo solo la parola "deserto", ma Monod racconta di tanti deserti e ognuno diverso, chissà se altre lingue ne testimoniano le varietà? Quello di Giudea è duro, ostico, austero, sassi, terra e sabbia, rare dolcezza di declivi e morbidezza di dune.
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E percorrendo distese di forme e colori, che variano secondo lo sghiribizzo del sole in un magico gioco di luci e ombre, irrompe nell'interiorità del profondo la solennità, il silenzio e la solitudine della natura circostante; si può intuire perché questa regione sia servita da rifugio ai fuggitivi del Vecchio e Nuovo Testamento, al re Davide o al profeta Elia, a Gesù e a Giovanni Battista, perché comunità di asceti come gli esseni per esempio abbiano deciso di percorrere il loro cammino di ricerca spirituale da queste parti, non a caso nelle vicinanze si trova Qumran, laddove si sono trovati perfettamente conservati dentro delle giare in argilla in una grotta, dopo due mila anni, i celebri manoscritti del Mar Morto, ora nel museo di Gerusalemme.
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In un cono d'ombra si profila l'altopiano dello sperone roccioso della fortezza di Massada, dove Erode il Grande aveva fatto costruire il suo palazzo; Massada, divenuto per gli israeliani il simbolo dell'eroismo dei combattenti ebrei insorti e tutti sacrificatisi con la vita in risposta all'assedio romano nel 66 dell'era volgare. Sull'altro lato e in pieno sole invece, si vede il primo bacino del Mar Morto e un canale di irrigazione che attinge le acque dal fiume Giordano e impoverisce progressivamente il Mar Morto. Originariamente era un unico mare con una portata d'acqua 4-5 maggiore dell'attuale, ora è diviso in due bacini e il livello scende di un metro all'anno. Il Mar Morto è il confine naturale fra Israele e la Giordania che si vede di fronte con la sua catena di monti Edom spruzzati da sole e nuvole.
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Giù giù fino al punto più basso della terra, a 400 metri sotto il livello del Mediterraneo, "il mare del diavolo" come veniva chiamato; dopo l'antichità è rimasto a lungo inesplorato fino all'arrivo a inizio '900 dei britannici in Palestina che con due fabbriche installate nella regione hanno cominciato a sfruttare le incredibili risorse di sali minerali delle sue acque. Lo debbo confessare, la nostra meta non è spirituale (sic), ma puramente edonistica, ce ne andiamo per due giorni a Ein Bokek, una specie di Disney World termale di orribile impatto architettonico nel paesaggio, ma queste acque hanno notoriamente mille proprietà benefiche e perché non goderne?
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Nessuna volontà di essere blasfema, ma a mollo nel Mar Morto francamente mi è venuto da pensare al Nazareno che camminava sulle acque perché il tasso di salinità è tale che praticamente non si riesce a nuotare e tantomeno a stare completamenti immersi, mezzo corpo resta sempre fuori e si ha l'impressione di planare. In mare come nella piscina termale dell'albergo si sente parlare quasi esclusivamente russo e l'età media è sui 60-65, ma non posso ironizzare troppo perché ne faccio parte anch'io. Tutti a mollo dunque per vivificare il corpo e bellezze slave a volontà, ma visto che siamo nella zona giusta, urgerebbero davvero dei miracoli....
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