venerdì 19 aprile 2013

Golden State- Golden Gate-Gold Rush

Decisamente tutta d'oro questa California a partire da quei granelli del prezioso metallo trovati nel 1848 nella sabbia di una segheria sull'American River. La notizia si diffonde in men che non si dica e i cercatori soprannominati  "i Forty-Niners" (quelli del '49) iniziano ad arrivare in California per mare e per terra da ogni dove, dall'America Latina, dall'Europa, dall'Australia, dalla Cina. In poche settimane la città portuale di San Francisco subisce un portentoso mutamento e da sonnecchioso villaggio di 800 persone si trasforma in quattro e quattr'otto in una città cosmopolita di 90.000 abitanti.

Transamerica Pyramid
Pare che nel solo mese del gennaio 1849 ben 61 navi provenienti dalla costa orientale attraccano nella baia di San Francisco dopo aver doppiato Capo Horn. Su quelle navi c'era di tutto, poveri cristi in cerca di fortuna, avventurieri pronti a tutto, ma anche specialisti in campo minerario, commercianti, prestatori di denaro, proprietari di locande, carovanieri, giocatori, pistoleri e prostitute. Da notare che l'effervescenza migratoria del XIX° e XX° secolo non caratterizzerà solo l'America, ma anche l'Australia, il Brasile, il Canada, il Sud Africa, dovunque sembrano aprirsi nuove speranze e opportunità. La California entra come 31° Stato a far parte dell'Unione nel 1850 ed è alla fine di questo decennio, con il declino del prezioso metallo in superficie, che diminuisce quella "febbre dell'oro" straordinariamente descritta da Charlie Chaplin nel suo memorabile film. (Non posso dimenticare, con papà guardavamo, ridevamo e piangevamo, quelle stringhe di scarpe- spaghetti immaginari e la danza delle forchette erano un mito).

San Francisco- Oakland Bay Bridge
A quella prima corsa all'oro ne seguiranno molte altre, quel primo "Gold Rush" diverrà l'archetipo di una serie di corse che caratterizzano l'Ovest per i successivi 60 anni e che vedono spuntare come funghi città improvvisate negli angoli più remoti. Mentre declina la California, scoperte di giacimenti in Colorado e Nevada innescheranno altre corse e gli indiani d'America ne faranno le spese perché vivono ignari su territori che "brillano troppo". (Leggo che fra guerre, malattie e stenti in California 100.000 indiani moriranno nel ventennio tra il 1848 e il 1868).
Intanto gli speculatori californiani comprano le azioni delle miniere più ricche, serve denaro per le tecniche sofisticate dell'estrazione del metallo in profondità, commercianti, agricoltori e le compagnie di trasporti di San Francisco faranno dei buoni affari grazie all'invio di forniture e derrate alimentari verso le città che crescono sulle miniere e il governo americano per assicurarsi la fornitura costante di oro e d'argento dell'ovest  incentiva con terreni e sussidi le compagnie ferroviarie; nasceranno così la Central Pacific e la Union Pacific, ferrovia transcontinentale che collega California e Nevada alla costa orientale.  Il Last Spike, cioè l'ultimo chiodo che unirà i due tratti, verrà messo nello Utah il 10 maggio 1869.

Anche il celeberrimo Golden Gate Bridge, ultimato nel 1937 che collega l'oceano Pacifico con la baia di San Francisco diventa fondamentale per questa imponente mobilità della gente e dei trasporti, i ferry boat più lenti e pericolosi usati fino ad allora possono andare in pensione.

Nell'elegante Grant Street tre scimmiette non vedono, non sentono e non parlano, peccato, perché da quelle parti succedono un sacco di cose e ne avrebbero da raccontare, per esempio proprio di fronte a loro al primo piano di un palazzo signorile mi è cascato l'occhio sulla vetrina in cui sta scritto John Berggruen Gallery e mi immagino che sia il figlio o il nipote di quel berlinese Heinz Berggruen emigrato durante la guerra negli Stati Uniti; collezionista, mecenate nonché mercante esclusivo per un certo periodo di Picasso (veramente interessanti le sue memorie lette anni fa: Heinz Berggruen. Qui était Juan Népomucéne Ruiz? Souvenirs en bribes. Bourgois Editeur 2001).

Peccato perché sempre lì vicino ci sta l'animatissimo quartiere cinese, impensabile non andarci. Le scimmiette sanno certo tutto di chi fa tai chi in piazza col primo sole del mattino, di quello che legge il palmo della mano e predice il futuro, delle frotte di homeless che in una San Francisco molto tollerante vivono pacificamente dappertutto per le strade con carabattole e mobili appresso e forse sono al corrente anche della storia di due bellissime bambole in vetrina che sembrano bambine vere.
   

  
Da turisti perfetti non potevamo poi farci mancare il giro in "cable car" , una delle tante invenzioni che i nuovi milionari dell'oro, artefici di molti miglioramenti civici e urbani (fabbriche, uffici, teatri, lungomare, hotel) in quegli anni di ottimismo e progresso hanno offerto alla città. Ottimismo e tenacia che non sono mai venuti meno anche quando nel 1906 un terribile terremoto e il successivo incendio dovuto alle case in legno hanno distrutto il centro storico ricostruito a tempo di record. Andare sul tram che si inerpicava per le strade in salita sentendo parlare tutte le lingue che sembrava la torre di Babele è stato molto divertente e ci ha portato fino al lungomare, il cosiddetto Fisherman's Wharf.

Sull'animatissimo waterfront, a parte i profumi mangerecci che circolavano nell'aria dai numerosi ristoranti e la bellezza del panorama,  molte sorprese: innanzitutto un'infinità di leoni marini adagiati sulle chiatte; qui nella baia l'acqua è più calda e loro trovano riparo dai numerosi squali che si aggirano più al largo. Sono arrivati per la prima volta nel 1990, erano solo una cinquantina, adesso sfiorano i 600 esemplari e ogni inverno ritornano, mentre nei mesi estivi emigrano alle isole Channel; però c'è anche chi, ben foraggiato dai pescatori,  si trova molto bene al porto e se ne rimane tutto l'anno.

Di fronte, l'isola ben visibile, imponente sede della prigione di massima sicurezza per "criminali disperati e irrecuperabili" di Alcatraz, operativa dal 1861 al 1934, non solo luogo di detenzione, ma anche campo di rieducazione disciplinare gestito dalla U.S. Army. Ci sono anche passati e non so se ci sono usciti e come numerosi indiani che avevano osato ribellarsi alla politica americani di costringerli nelle riserve e durante la prima guerra mondiale molti obiettori di coscienza, ma tra gli illustri ospiti della criminalità si annovera anche Al Capone. Adesso si visita come un sinistro museo e c'era una coda lunghissima all'imbarcadero. So di Alcatraz attraverso il cinema perché ricordo "L'uomo di Alcatraz" bellissimo film con  una memorabile interpretazione di Burt Lancaster.



E poi la sorpresa dello stupendo "Aquarium of the bay" dove sono rimasta affascinata dalle meduse, temutissime in mare ma splendide da vedere chiuse in una vasca.


La densissima giornata a San Francisco termina con la visita solo esterna perché era in chiusura del Museo di Arte Moderna firmato dal grande Mario Botta

e il  Contemporary Jewish Museum aperto al pubblico nel 2008 dell'archistar Daniel Libeskind. Questo secondo  Museo è il risultato di restauro e ampliamento della vecchia fabbrica di Gas e Elettricità del 1907 in Jessie Street e l'architetto l'ha caricato di molti simboli; per esempio all'ingresso un gioco di luci formano la parola Pardes, paradiso in ebraico, in chiave cabalistica l'apertura di un mondo di infinite prospettive e molteplici interpretazioni.

In corso attualmente due mostre entrambe interessanti: la prima a titolo "Black Sabbath" racconta degli stretti legami fra grandi interpreti del blues e musica ebraica nel periodo che va dagli anni '30 agli anni '60 del novecento sottolineando come musica e cultura ebraica siano state preziosa fonte di ispirazione per consapevolezza e identità nera; a ben pensarci fra discriminati ci si intende.

Stupende Billie Holiday che canta "My yiddishe Momme", Aretha Franklin in "Swanee" e Nina Simone in "Eretz Zavat Chalav", ho naturalmente comprato il CD. La seconda mostra "California Dreaming" esplora il mondo israelita sottolineando come la storia della comunità ebraica e il suo apporto alla vita sociale non si esaurisca con la sola New York, ma sia ben vivace e presente anche all'ovest come dimostrano i festeggiamenti per i 75  anni del Golden Gate Bridge opera magistrale dell'ingegnere Baermann Strauss.




Che bella San Francisco e che atmosfera aperta e tollerante aleggia nell'aria, grande la voglia di restare almeno una settimana, ma la strada chiama.....


1 commento:

  1. My sister wrote "I loved the seal video. Her photos are beautiful!
    "

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