domenica 10 luglio 2011

Tirolo: le sciocchezze dell'imperatore

Evviva, oggi il cielo non è dei migliori, forse pioverà, Gastone scruta l'orizzonte e sentenzia che è meglio non avventurarsi per i monti, sono salva, niente scarpinate in salita e discesa, ce ne andremo in macchina a Brunico. Lungo la strada incontriamo varie postazioni militari e questo fortino lasciato all'abbandono; queste zone sono state grande fronte di scontri durante la prima guerra mondiale, solo16 milioni di morti fra militari e popolazioni civili, tanto per non dimenticare mai cosa si può nascondere dietro vecchie pietre e paesaggi bellissimi.

Sullo sfondo di prati, alte montagne dalle punte ancora innevate e colline verdeggianti che fungono da preziosa cornice naturale, Brunico è una cittadina di grande fascino, atmosfera sobriamente opulenta e tranquilla, il fiume che scorre loquace lungo case e palazzi tutti restaurati, il nuovo modernissimo municipio, architettura che sa guardare al futuro. Si accede alla parte più vecchia di forma semicircolare da due porte poste alle estremità, è il cuore della cittadina, strada pedonale gremita di gente, gelaterie e negozi di attrezzature sportive, offerta smisurata di scarponi e scarpe da trekking.
Veramente interessante il Museo Etnografico in località Teodone, una frazione di Brunico, dove ci siamo soffermate per diverse ore.  L'edificio centrale, vecchio di oltre quattro secoli, offre uno spaccato di come viveva anticamente l'aristocrazia rurale proprietaria dei luoghi. I vari ambienti domestici con arredi, quadri e suppellettili, i costumi locali che stanno ad indicare la vallata di provenienza ed il ceto sociale, la cappella di famiglia nel cuore della casa con superbe panche di legno tutti intarsiate, soffitti e boiserie decorati, la scuderia con carrozze e landò.
Nelle sale, in mostra anche diverse collezioni. Per cominciare una grande varietà di oggetti e rappresentazioni del sacro, fra cui questo quadro dipinto su vetro di cui mi sono proprio innamorata. La religione, si sa, ha sempre avuto un ruolo importante nella vita dell'uomo, da queste parti e nella povera realtà contadina di un tempo particolarmente; offre consolazione nelle situazioni difficili, aiuto spirituale nella dura lotta quotidiana, speranza per un migliore futuro al di là quando l'al di qua è stato una fetenzia. Per questo nella sua dottrina la Chiesa ha efficacemente impiegato paradiso, inferno e purgatorio, quale metodo educativo. Raffigurare persone nude fra le fiamme certo colpisce l'immaginazione, il tema è stato molto apprezzato fino in epoca barocca e qui ne troviamo ampia testimonianza.
Ci sono poi belle raccolte di forme in legno per il burro (latte, burro e formaggio sono stati i pilastri dell'alimentazione contadina), di cetre e di cinture. Leggo che nelle mitologie la cintura ha sempre rappresentato un importante simbolo di potere e forza. Nel mondo mediterraneo lo scioglimento della cintura della sposa era usanza del rito matrimoniale. 
Negli ettari di terreno circostanti la casa padronale, sono stati integralmente trasferiti e ricostituiti venti masi originali  del 1500, fedele e completa testimonianza della vita rurale del passato in ogni suo aspetto. Non manca nulla, gli animali tipici, un coloratissimo gallo, l'apicultura, il cordaio (pare che già 3000 anni prima dell'era volgare Cina ed Egitto utilizzassero canapa e lino per fare corde), l'atelier del maniscalco, la casa della tessitura, persino uno spaventapasseri da fiabe dei Fratelli Grimm. E a differenza degli uomini che nei momenti bui della storia (e la parlata tedesca locale me lo fa ricordare) hanno perso il nome in cambio di un numero marcato sul braccio, le mucche, preziosissime, hanno goduto di ogni privilegio: su ogni giaciglio della stalla c'è il  nome, le date di nascita, di quando è stata ingravidata e di quando ha messo al mondo i vitellini.
Confesso che "il confortevole" dormitorio per Giovanotti del XVI° secolo, mi ha colpito, le mucche se la passavano meglio, avevano un giaciglio individuale.
Protagonista indiscusso della tavola tirolese e delle nostre pance ( al ritorno milanese meglio non pesarsi) è il Kaiserschmarrn, di cui avremo anche al museo squisita dimostrazione e degustazione. Praticamente è un piatto unico, più calorico di antipasto, primo e secondo messi insieme. Ci raccontano che al cuoco di Francesco Giuseppe la frittata dolce era riuscita male, si era un pò spezzata e allora lui, con l'inventiva dei grandi chef, ha ben pensato di tagliarla del tutto e presentarla in pezzettoni irregolari e rustici alla tavola regale. Elisabetta di Baviera, la nostra amatissima imperatrice Sissi, era notoriamente anoressica e l'avrebbe disdegnata, -non è che  Schmarren, una sciocchezza- avrebbe detto, -sarà, ma allora è un Kaiserschmarrn, una sciocchezza da imperatore- avrebbe risposto il marito con la bocca piena della leccornia.

La giornata e Brunico sono state una meraviglia, però malgrado musei, edifici barocchi, baite, balconi in fiore, natura rigogliosa, gastronomia, torrenti e montagne,  senza ombra di dubbio per me le più belle sono loro, le due gemelline di 15 mesi  che aspettano fuori dal negozio papà che si vuole comprare uno di quei formidabili coltellini locali. La loro mamma ha di nuovo il pancione, chissà quanti bebè verranno fuori, ma le auguro di tutto cuore che sia o siano altrettanto belli e buoni.      

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