venerdì 3 aprile 2009

India: Varkala e il bagno a cielo aperto

Varkala, a un'ora e mezza dall'aeroporto di Trivandrum, e' la nostra ultima tappa. Un taxi verra' a prenderci alle 8 di stasera, passeremo la notte in aeroporto giocando a burraco e alle quattro spiccheremo il volo. Abbiamo cominciato il nostro viaggio con l'oceano, volevamo finirlo con l'oceano, questione di chiudere sempre i cerchi.
Varkala, turistica, ma paesaggisticamente bellissima " vaut le voyage", come recitano le guide.
Immaginatevi un lunghissimo strapiombo alto circa 100 m a picco sul mare, fatto di rocce argillose che mutano la gradazione dei rossi con il girare delle lancette dell'orologio. Una passeggiata larga circa tre metri in terra o acciottolato si snoda tortuosa al limitare dello strapiombo, da una parte l'oceano, dall'altra una miriade di negozietti, ristoranti, bungalows e resorts senza soluzione di continuita'. Ci sono due spiagge, una di sabbia bianca e una di sabbia nera, ma quella nera, la famosa Black Beach di formazione vulcanica, chi l'ha vista? E' normale, pare, in questa stagione, se l'e' divorata l'oceano, ricomparira' fra due mesi, quando Nettuno vorra' cambiare menù e inghiottira' la spiaggia bianca per qualche mese.
Varkala e' fricchettona ed indolente, atmosfera da hippies giovani e non; non sono mai stata a Goa, ma da quanto letto e sentito, dovrebbe avere la stessa frequentazione. Bambini biondi nudi con genitori rasta scorazzano per la spiaggia, zaini immensi sulle spalle di adolescenti ed arzilli "anta", odore di canna. Deve essere anche una localita' cara ai gay, perche' di coppie etero se ne vedono pochine. I negozietti non sono tenuti da indiani, ma da tibetani, khasmiri e laddaki, anche la mercanzia e' diversa. Come mai? Ci hanno spiegato che a Cochin e a Kovalam (spiaggia piu' famosa) i mercanti locali non li lasciano entrare e poi gli affitti costano piu' cari. Il loro modo di interagire con il turista e' molto piu' composto e serio, rispettosi e non invasivi, percio' con Gastone sciambola, ci spendiamo allegramente gli ultimi soldi.
Si', di soldini ce ne sono rimasti peche' abbiamo risparmiato sull'alloggio. Avevo preventivato di finire gli ultimi tre giorni indiani alla grande, in mega resort, ma poi come resistere al fascino del Kerala Bamboo House a 7 Euro a testa col suo bungalow tutto in bambu', canne orizzontali dipinte di giallo, interno buissimo come l'antro della Sibilla Cumana, ma con le pareti in legno e fondo letto istoriati, bacche polverose e tarlate fissate alle pareti dentro quadrati di reti metalliche a mo' di sculture, zanzariera in lurida stoffa sintetica, ma gialla tono su tono, e soprattutto LUI, IL BAGNO A CIELO APERTO. Si', il vero protagonista di Varkala e' LUI, il cesso sotto le stelle, semplicemente UNICO. La mia propensione scatologica ormai e' nota, ma qui anche la liftatissima scrittrice cerca-uomini ed ispirazione narrativa di Cochin troverebbe materia per un romanzo. Dalla buia spelonca tramite orribile porta a doghe di plastica si accede al sancta sanctorum. Tre pareti dipinte a foresta tropicale, di verde smeraldo, canne di bambu' giganti e supergialle, foglie rigogliose, pietre incastonate nelle pareti che forse dovrebbero rappresentare dei frutti esotici, sembra davvero un quadro del Doganiere Rousseau. E il soffitto? Il soffitto e' il cielo, proprio il cielo con il sole, la luna, le stelle, altissime palme sovrastanti piene di cocchi che Gastone teme le cadano in testa mentre sta seduta sul trono. Un bagno cosi' non era neanche sognabile, e chi lo sapeva che potesse esistere? Presenta poi innumerevoli vantaggi perche' ci puoi fare di tutto, svuotare gli orifizi e contemporaneamente abbronzarti, farti un fumino indisturbata, cercare un po' di frescura la notte quando nella spelonca fa troppo caldo, risparmiare ecologicamente l'acqua del rubinetto facendoti una doccia naturale quando improvvisamente diluvia, sentire la voce in diretta dei mille abitatori del cielo, osservare dal vivo il mutare delle stagioni. Ma vi rendete conto? Perche' i mega-architetti nostrani non ci hanno mai pensato?

Fa molto caldo, il tasso di umidita' e' salito alle stelle, la stagione a Varkala volge alla fine, pochissimi turisti, i negozietti stanno cominciando a chiudere, imballano casse e casse di cianfrusaglie e i proprietari se ne tornano alle fresche montagne del nord, se ne riparla fra qualche mese, alla fine della stagione delle piogge. C'e' quell'atmosfera un po' dolce e nostalgica di fine vacanza e anche per noi e' ora di fare le valige e tornare a casa. Gastone e' stata una compagna di viaggio superba e la ringrazio con tutto il cuore, la sua fortuna sfacciata e' stata operativa fino all'ultimo, regalandoci ieri sera festa religiosa, tripudio di musica e colori nel tempio locale.
Mi sento profondamente europea, ma l'India ha generosamente riempito la mia bisaccia e me la terro' cara per i momenti freddi, atmosferici e del cuore.

Ringrazio gli amici che mi hanno seguita in questo girovagare, il loro affettuoso sostegno e-mail mi ha trasmesso la voglia di scrivere e condividere emozioni, avventure, pensieri.
Grazie, a prestissimo a casa.

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