venerdì 5 dicembre 2014

Parigi: un soffice manto di ginkgo biloba

Dopo i mesi della malinconia, è sopraggiunta la nostalgia, di mio nipote Noam s'intende, era da metà agosto che non lo vedevo. Certo per incontrarsi e parlare via etere c'è quella possibilità straordinaria che si chiama skype, ma non è la stessa cosa, baci e carezze allo schermo non gratificano neanche un po' e allora l'unica soluzione è quella di prendere il treno e via, oltre la frontiera. Accipicchia che cambiamenti: in estate era un soldino di cacio che non stava in piedi, adesso, a quindici mesi, sembra già un ragazzino, cammina come una lippa, dice chiarissimamente "merci" e "no", un sacco di no, gioca a nascondino e spesso s'incazza pure, insomma sembra proprio un maschio in miniatura.
Mi ha commossa leggere il diario di bordo redatto tutti i giorni dalla sua nounou Evelyne che lo tiene a casa sua con due altri bambini mentre i genitori sono al lavoro; tutto su pasti e cacche giornaliere ma anche informazioni preziose del suo crescere, l'interesse per la pantera delle nevi per esempio che non so come sia ma che lui incontra allo zoo del Jardin des Plantes dove la nounou porta regolarmente i bambini a passeggiare.  Sabato, non siamo entrati alla "ménagerie", ci siamo accontentati di un ippopotamo in livrea e di canguri all'ora del pranzo, meraviglioso il giallo intenso delle ginkgo biloba e su statue e selciato, come soffici ventagli dispiegati al vento, pioveva un tappeto di foglie. 
Itinerario pensato a misura di passeggiata per bambino, fa freddo ma c'è il sole, Francesco mi vuol far scoprire,  il 13° arrondissement che inizia subito dopo il Jardin des Plantes: uno skyline che non sembra di essere nell'antica  Parigi,  dal modernissimo ponte Charles de Gaulle sull'opposta rive droite svettano grattacieli e in lontananza il Ministero delle Finanze, Commercio e Industria dove certi ministri non solo ci lavorano, ma ci abitano pure e questo proprio non lo sapevo. Lungo il quai d'Austerlitz sulla riva sinistra incontriamo "Les Docks, Cité de la Mode et du Design", una ristrutturazione relativamente recente dove trovano spazio il museo "Art Ludique", l' Istituto Superiore Francese della Moda, boutiques di design, club e ristoranti e un magnifico tetto-terrazza che sembra davvero la tolda di una nave. 
Proseguendo sempre sul fiume, dopo quai d'Austerlitz, quai F. Mauriac, proprio ai piedi della grande Biblioteca Nazionale F. Mitterand (di cui parlerò nel prossimo post) la piscina galleggiante Joséphine Baker, tutta vetri e perfettamente strutturata per i portatori di handicap. Acqua nell'acqua, deve essere bellissimo nuotare in quella piscina osservando fuori scorrere la Senna.

Ed eccoci fra gru e cantieri aperti, segno di tutto un quartiere ancora in divenire,  in avenue de France e strade limitrofe dove l'architettura contemporanea la fa da padrona e con degli esempi credo interessanti. Imponente e più datato il complesso universitario formato da svariati edifici Paris-Denis- Diderot, impressionante il numero di poli universitari nella capitale, bellissima la grande piazza prospicente dove il verde, e ben curato, non manca mai.  

La nostra passeggiata, forse inusuale per il turista di pochi giorni nella ville lumière, termina al 19 della rue des Frigos con una chicca del passato, uno stabile che assomiglia un po' alla dimora delle streghe delle favole, ovvero "le frigo".
Erano i depositi frigoriferi costituiti di immense camere fredde per stoccare le derrate alimentari trasportate dalla ferrovie francesi (SNCF) dal 1919 al '71. Attraverso la rampa di scale dell'antica torre dell'acqua oggi si accede a questi locali riconvertiti in atelier d'artisti e artigiani. Il luogo, all'abbandono negli anni '70 è stato prima occupato da abusivi, poi progressivamente da attori, scultori, musicisti, artisti attirati dai grandi volumi e dall'isolamento termico e sonoro degli spazi, tutti regolari affittuari del comune di Parigi divenuto proprietario del luogo nell'83. Le "Frigo", questo grande deposito di merci, si trasforma così in un eloquente testimone dell'attività artistica parigina d'avanguardia negli anni 80, in un nuovo "territorio" dell'arte contemporanea dove hanno sede più di 90 atelier. Mi è venuto da pensare alla Cité Falguière e alla Ruche nel XV°, al Bateau-Lavoir di Montmartre, quei falansteri straordinari dove hanno vissuto, lavorato e fatto la fame i più grandi artisti dell'arte moderna mondiale fra fine '800 e i primi cinquant'anni del '900. Francesco mi ha raccontato che anni addietro frequentava i seminterrati del Frigo per serate "ciné-pudding", un cineforum che terminava con la cottura e la mangiata di un grosso budino collettivo e chi portava degli ingredienti, zucchero, uvetta, uova etc aveva anche giustamente diritto allo sconto sul biglietto d'ingresso.


mercoledì 26 novembre 2014

Gerusalemme: incidente quasi diplomatico

Lungo la strada minareti che svettano, la vista del ponte di Calatrava e poi cupole dorate: non c'è ombra di dubbio, è la bellissima e magica Gerusalemme. Talmente magica che ci rimango sempre per periodi brevissimi, perchè per me, astemia e laica impenitente è troppo intensa, troppo seria, troppo religiosa, troppo tutto, come un liquore super alcolico da sorseggiare col contagocce sennò cuore e testa vanno in tilt e poi il momento è brutto, escalation di violenza, si parla con insistenza di una nuova intifada, anche se strade, negozi e caffè sono gremiti e tutti fanno finta di niente perché in Israele si vive così, alla giornata. Capitano macchine terroristiche che investono all'improvviso passanti e bambini per strada, tanto per gradire, e nei due giorni del mio soggiorno non era ancora successa  la strage nella sinagoga.

Albergo con balconi pieni di gerani fioriti manco fossimo in Tirolo in King George street, nel cuore della Gerusalemme ebraica fuori le mura, proprio accanto alla sinagoga centrale , dalla finestra della stanza vista stratosferica, le luci della città che si accendono al tramonto e nella hall c'è una parete piena di foto: tre mi piacciono in particolare, come l'ortodosso che discute con il punk, non ne conosco gli autori. Nella città vecchia, mi si dice che è più prudente non andare, ma disubbidirò, la sua bellezza è sempre una calamita. 
Eldad mi propone la visita a piedi dei quartieri più belli della Gerusalemme ebraica fuori le mura, Rehavia e Talbyieh, i quartieri chic abitati da happy few di tutto il mondo e nascosto tra le foglie di un terrazzo mi capita di scorgere uno stupendo jack russel, un'orecchia su un'orecchia giù,  bei viali alberati, bei palazzi di quella pietra bianco-rosa che contraddistingue tutti gli edifici della città, giardini fioriti, il conservatorio, ambasciate.
Nelle mie visite gerosolomitane mi ero sempre fiondata in musei e città vecchia, non conoscevo affatto questa parte di Gerusalemme fuori le mura; grazie Eldad, mi è piaciuta molto questa passeggiata a piedi  nella calma e nel silenzio di un sabato mattina e abbiamo trovato perfino un caffé aperto 

Te la vedi la pericolosità di una turista italiana come la sottoscritta che con una minuscola Nikon si mette a fotografare per il suo blog l'edificio dove lavora il Bibi nazionale, ovvero il primo ministro Netanyahu? Come se i male intenzionati avessero bisogno della mia banale istantanea per essere informati. Purtroppo i coglioni si incontrano a tutte le latitudini e si materializza ringhiando una guardia troppo zelante che mi sequestra l'apparecchio, mi impone di cancellare la foto incriminata, mi fa un terzo grado e studia per 20 minuti il mio passaporto e per fortuna ce l'avevo in borsa. Mi sono sentita importante, ancora un po' e faccio scattare un incidente diplomatico. Poco distante l'edificio dove lavora il Presidente: ho pensato che lui evidentemente non conta molto perché ho potuto immortalarlo indisturbata.
  

sabato 22 novembre 2014

Rosh HaNikra: al nord estremo

Nord estremo si fa per dire, tutto è relativo, intitolato così forse viene da pensare ai freddi polari, invece Rosh HaNikra è un nord del sud, l'estremo punto nord, ma di Israele, dove fa caldo anche quando fa freddo. Ogni paese crea le parole di cui ha bisogno nel contesto della sua realtà: l'inglese possiede molti modi per dire "la pioggia", leggera, scrosciante, mista a gelo, chissà quante parole hanno in dotazione gli esquimesi per i diversi tipi di neve. In Israele la terra è ostica, fatta di deserto e pietre, tante pietre, e allora ecco più espressioni lessicali in ebraico per roccia, una parola specifica persino per una roccia col buco."Nikra"= buco nella roccia", "rosh"=testa, Rosh Hanikra = la testa di una roccia col buco  e i conti tornano, la testa è il promontorio e le grotte sono i buchi nella pietra. Questo del resto è l'unico tratto di costa rocciosa e non sabbiosa del Mediterraneo che lambisce Israele.

E' la prima volta che ci vado e  pensavo che dietro quel punto bianco che si vede in fondo in fondo dalla baia di Haifa ci fosse un paese e invece no, solo un promontorio roccioso e il lavorio costante del mare che ne ha scavato le viscere; come insediamento umano c'è solo l'omonimo kibbutz, (lo si vede con le sue serre sulle alture vicine di questa Galilea orientale) che coltiva banane, fiori, cotone e che rimpolpa le sue finanze gestendo la teleferica che porta alle grotte giù nello sperone. Eldad si ricorda di quando, bambino, a quelle grotte ci andava a piedi. Rosh Hanikra segna il confine invalicabile con tanto di cartello " Border Ahead no entrence" fra il Libano e Israele; purtroppo, e questa è l'eterna tragedia, non si può certo parlare di buon vicinato con il paese che sta a un tiro di schioppo sul versante opposto del crinale della collina. 

Alla base del promontorio, non ci sono solo le grotte da visitare, ma anche due tunnel adibiti a esposizione museale  con una proiezione filmica che è quel che resta della ferrovia costruita durante il mandato britannico, un collegamento sulle rotaie fra il Medio Oriente e l'Europa, ora la linea ferrovaria si interrompe a Naharia, poche fermate dopo Haifa. Gli inglesi, con l'aiuto di migliaia di lavoratori, australiani, neo-zelandesi, sud- africani hanno costruito all'epoca questa ferrovia scavata nella roccia dotata anche di un ponte sospeso che collegava Haifa  a Beirut e Tripoli in Libano e proseguiva poi fino a Istambul. Fra gli anni 1943-1948 la ferrovia ha risposto ai bisogni di trasporti bellici degli inglesi.

 Denso di storia questo tratto di ferrovia che non esiste più: nell'estate del '44, degli ebrei scampati ai campi di sterminio, poterono arrivare in Palestina e salvarsi attraversando i tunnel ferroviari di Rosh HaNikra. Furono scambiati per cittadini tedeschi dell'ordine dei Templari che vivevano in Palestina e i cui figli servivano in Germania il nazional-socialismo. Per interrompere il collegamento e prevenire poi l'ingresso delle armate libanesi in quel futuro Stato di Israele che si stava costituendo, dei combattenti della divisione del Carmelo dell'Haganah, l'organizzazione militare clandestina israeliana, nel marzo del 1948 fecero saltare in aria il ponte sospeso sopra la grande grotta. 

Sulla strada del ritorno non siamo lontani da "Lohamei Hageta'ot", un kibbutz, che mi sarebbe piaciuto visitare, fondato nel 1949 da resistenti sopravissuti al ghetto di Varsavia e da altri combattenti. E a loro, a tutti coloro che non hanno passivamente  subito, ma hanno disperatamente lottato contro la follia nazista sono dedicati il kibbutz e il suo museo che mi sono accontentata di visitare ora virtualmente da casa: http://www.gfh.org.il/Eng/?CategoryID=171
.La realtà è molto prosaica, avevamo fame perché erano passate le tre del pomeriggio, la pancia ha vinto sulla conoscenza e siamo finiti nel villaggio arabo di Tarshiha, proprio accanto al villaggio israeliano di Mahalot; capita spesso in giro per Israele di vedere l'una accanto all'altra  le diverse  realtà.
Fuori il panorama non è dei più accattivanti, disordine e casino per non dire altro, e chi se lo aspettava di trovare con servizio impeccabile un ristorante delizioso, pare molto conosciuto nei dintorni, che propone una cucina francese fusion, dove la mousse di melanzane e di olive si sposano con il pane arabo e i ceci onnipresenti si nascondono sotto l'insalatina fresca, per non parlare del dessert, trionfo di dolci sapori orientali con presentazione super up-to-date occidentale. http://www.alumabistro.co.il/Aluma+Bistro.html una ragione di più per un bel giro in Galilea.