venerdì 10 novembre 2017

le ville venete: il giardino di Pojega

Il giardino di Pojega si trova nella campagna intorno a Negrar, proprio accanto alla casa di Carlo Alberto e Donatella e per arrivarci abbiamo preso le gambe e la via dei campi, fra filari di vite a mai finire. Si visitano solo i giardini e non la villa che è meno antica rispetto al giardino, ricostruita nella seconda metà dell'800, un palazzo con vaghi richiami al '400 veneziano e una merlatura bizantina ad archetti . All'ingresso del giardino, dopo la ristrutturazione dei locali un tempo adibiti al lavoro agricolo, è stato aperto un punto vendita per la degustazione e l'eventuale acquisto dei prodotti Guerrieri Rizzardi, la storica azienda agricola dei proprietari. Fra vino, olio, grappa, aceto, miele e liquore, non c'è che l'imbarazzo della scelta e una volta ancora penso a quanto mi perdo ad essere astemia.
L'acquisto della tenuta di svariati ettari risale alla metà del 1600, quando il Conte Carlo Rizzardi viene a stabilirsi a Verona da Maderno. In quella che inizialmente non era altro che "una pezza a vigne e olivi" , oltre un secolo dopo, Antonio Rizzardi darà mandato di progettare un giardino all'architetto Luigi Trezza, esponente veronese dell'architettura neoclassica veneta. Marito di una nobildonna veneta, Antonio Rizzardi aveva ereditato la passione dei giardini dal gusto famigliare dei suoi antenati  e sognava di un luogo che "contenesse angoli segreti quali già vagheggiati da poeti e filosofi il cui centro fosse il desiderio del cuore" che a Pojega si materializza nella rotonda fontana centrale racchiusa da quinte in cipresso, mortella e alloro.
Realizzato fra il 1783 e il 1796, il giardino di Pojega soddisferà le esigenze del suo committente e certamente anche la vista del visitatore attuale. Risulta una sintesi felice di giardino all'italiana scenografico e formale con grande dispiego di arte topiaria (la potatura geometrica di alberi e arbusti) e di giardino romantico, nato per ricreare un sofisticato ambiente naturale, esemplificato nell'insieme di prato e bosco tipico invece del giardino all'inglese, apparentemente più spontaneo.  Davvero spettacolare il teatro di verzura  perfettamente modellato e organizzato sull'esempio del teatro greco, con spazio scenico, orchestra e l'area per il pubblico formata da gradinate in bosso. Nelle nicchie fra i carpini che circondano le gradinate, trovano posto statue mitologiche inerenti la tragedia e la commedia e sparse per il giardino se ne troveranno tante altre anche se a qualcuna, purtroppo, manca la testa. La maggior parte delle opere in pietra del giardino sono attribuite a Pietro Muttoni, artista vicentino dell'epoca.
Come già riscontrato in altre ville di delizia, non manca neanche a Pojega il Tempietto a cielo aperto che presenta le pareti interne tutte rivestite di stalattiti, sassi e spugne. Nelle nicchie si fanno silente compagnia statue di Ercole, Diana, Apollo e Venere. Nel Boschetto fanno poi improvvisamente apparizione belve feroci di esotica provenienza, secondo un modello in voga nei giardini anglosassoni. Ho notato comunque che la voglia di divertire e soprattutto di stupire gli ospiti accomuna tutte le belle antiche proprietà, che siano anglosassoni o di casa nostra. 
Ultima chicca, piatto forte del giardino, la sobria architettura ottagonale del Belvedere che domina dall'alto tutto il giardino e il paesaggio intorno dei vigneti della Valpolicella. Era dal terrazzo del Belvedere che un tempo lontano e fasto i musicisti diffondevano per tutto il giardino le note musicali, adesso spiace invece constatare che balaustre e sculture di gaudenti putti necessiterebbero di una qualche manutenzione. Col tempo a noi umani vengono le rughe e forse le sculture, a forza di far festa, si sono sgarrupate.  


2 commenti:

  1. Grazie Sara per questa precisa ed appassionata descrizione del nostro giardino. Abbiamo sentito la stessa passione che proviamo noi nell'accompagnare il visitatore a scoprire un luogo tanto ricco di storia d'arte assieme ai nostri prodotti.

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  2. grazie, ma non mi è costato nessuna fatica, è sempre un piacere condividere le bellezze. Le siepi erano tagliate perfettamente, da far invidia al Giappone.

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