mercoledì 1 febbraio 2017

le Versailles di Newport

Con gli ultimi quattro giorni passati a New York il mio viaggio con Magda e Guy che ringrazio di cuore, nel meraviglioso New England dove spero di tornare, è terminato. Ma prima di mettere la parola fine alle note di questo itinerario, vorrei fare un passo indietro e condividere ancora di Newport e della Yale University a New Haven. Luoghi di cui ho già scritto ma in fretta e furia on the road (http://www.saranathan.it/2016/10/newport.html) quando mi mancava il tempo di organizzare il materiale fotografico e di pensarci su con calma. Newport me la ricorderò certamente per le zucche più belle e grandi che abbia mai visto, per le case di legno, per le vele che ondeggiano ormeggiate al porto, per brezze e venti che spirano dall'oceano e si infilano in ogni dove, ma sono le regge della gilded age society su cui mi voglio soffermare oggi e non a caso questo post ha come titolo "le Versailles di Newport".
Rosecliff: 548 Bellevue Avenue
Il viale da percorrere e che giunge fino all'oceano si chiama Bellevue e il nome gli sta a pennello perché da qualunque parti si guardi, merita. Sfilano le Mansions, ovvero le proprietà mirabolanti dei miliardari della "gilded age" americana, quel periodo di grandi speculazioni finanziarie, improvvise ricchezze e immense povertà  tra fine '800 e inizi '900. Mansions divenute per lo più esposizioni museali tutelate dalla "Preservation Society of Newport County", ma credo non tutte, rimangono  delle ville private ancora abitate (sic). 
Ne abbiamo visitate due, le più grandi e sfarzose. Per cominciare The Breakers, il "cottage", si fa per dire, delle vacanze di famiglia. Eccolo qui il suo antico proprietario, Cornelius Vanderbilt II ritratto da Sargent, il maggiore di nove fratelli e il cocco del nonno da cui eredita patrimonio in svariati milioni di dollari e responsabilità. Il nonno è quel primo Cornelius Vanderbilt, un self made man divenuto l'uomo più ricco d'America come magnate di trasporti navali e soprattutto delle ferrovie, sue le Harlem, Hudson and Central New York Railway Lines. Accanto a Cornelius II, un ritratto della moglie, Alice Claypoole Gwynne dipinta nel 1880, anno del suo matrimonio,  dal pittore spagnolo Madrazo y Garreta.
new grand central terminal in New York fatto costruire da Cornelius II
Povero Cornelius II, una faticaccia immane ereditare dal nonno e dal padre tutte quei milioni e tutte quelle responsabilità dirigenziali, difatti leggo che comincia a lavorare a 16 anni e finisce per controllare 49 tratte ferroviarie, però va detto che è anche un grande mecenate e benefattore per molte organizzazioni umanitarie, no profit. Interessante anche la storia di una delle sue figlie, Gertrude, che si sposa con un membro della famiglia Whitney e sarà lei, scultrice, mecenate e collezionista d'arte, a fondare il Whitney Museum.
Spettacolare anche Marble House al 596 di Bellevue avenue, il buen retiro di William Kissam Vanderbilt, fratello di Cornelius II. Lui la sua magione l'ha voluta di ispirazione classica come il piccolo Trianon di Versailles e l'architetto incaricato, Richard Morris Hunt, l'ha accontentato. Più che di William Kissam che alla morte del fratello ha finito per ereditare onori e oneri delle grandi imprese familiari, vorrei parlare di Alva, la sua prima moglie, donna di fortissima personalità e tempra d'acciaio che ha il coraggio  di sfidare le convenzoni dell'epoca nell'alta società americana divorziando dal marito e che diventa paladina della causa delle donne lavoratrici e del diritto al voto di tutte le donne. E' stata Alva Vanderbilt a voler aprire la sua casa al pubblico nel 1909 e nello stesso anno a fondare "the Political Equality League " a New York. 
 
Grande profusione di marmi di tutti i colori, arredamenti su misura che richiamano i tempi di Luigi XIV°, ebanisterie e manufatti dei più illustri e raffinati artigiani e artisti europei proiettano il turista in un'altra epoca di cui sono stati  studiati i minimi dettagli. Mi ha incuriosito il menu esposto del 4 gennaio 1893, un giorno speciale o forse un giorno come un altro, non so. Ok per i funghi su pane tostato o l'insalata indiana, ma chissà com'erano il potage marquise alla tartaruga, gli stomaci di quaglia alla bohémienne o il foie gras alla Lucullo?  Che menù complicato quello dei miliardari!
Non c'entra niente con le mansions e con Bellevue avenue, ma vorrei terminare questo post su Newport con la Touro Synagogue che siamo andati a visitare perché è la più antica sinagoga degli Stati Uniti. In fuga dall'Inquisizione spagnola e portoghese, dopo tortuosi viaggi fra Barbados, Giamaica, Suriname, Curaçao e Olanda, nel 1658 sono approdate a Newport 15 famiglie ebree di origine sefardita. Queste famiglie, per lo più dedite ai commerci internazionali, avrebbero costituito il primo nucleo ebraico, oltre a New York, in America del nord contribuendo anche alla trasformazione della città, da sobborgo agricolo a uno dei porti coloniali più fiorenti dell'epoca. La sinagoga Touro è del 1763 ed è un esempio di architettura georgiana.  All'interno occupa un posto d'onore la lettera che il presidente George Washington ha scritto nel 1790 alla comunità. Porte aperte agli immigranti oltre due secoli fa, e visto i tempi che corrono, sarebbe buona cosa ricordare che andava bene così. 








  

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