lunedì 14 marzo 2016

e il treno fantasma fece sosta a Bordeaux

Piatto ricco mi ci ficco!  Mi viene da scrivere così perchè l'ultima incursione a fine febbraio  di sei giorni (tempo massimo consentito per non trasformarsi in suocera invadente e rompicoglioni)  è stata davvero fruttuosa, non solo la scoperta del quartiere di Chartrons e  della "Bordeaux nègre", ma anche la visita guidata alla Sinagoga, la più grande di Francia. Un tempo la tenevano sempre aperta, ma ora, con i tempi che corrono, non è più così, ci voleva la prenotazione e l'accompagnamento di un membro della comunità che ci ha fatto da guida. Per strada, lungo la passeggiata a piedi per arrivarci, impossibile non notare un garage con l'automobile- scultura.  
In stile eclettico, un po' gotico e un po' orientalista come molte sinagoghe europee della seconda metà del XIX° secolo (e difatti esterni e interni per struttura mi hanno subito ricordato la grande sinagoga di Budapest di via Dohàny), la seconda sinagoga di Bordeaux è stata ultimata nel 1882. Si trova in una strada piccola e defilata, sempre prudente non farsi notare troppo e ho scritto seconda perchè segue una precedente costruzione, situata altrove,  edificata nel 1812 che un incendio aveva completamente distrutto nel 1873.  Prima dell'800 di sinagoghe in Francia non se ne parla semplicemente perchè non ne esistevano, proibita l'edificazione, culto e riti religiosi avvenivano in stanze o oratori adibiti alla preghiera all'interno di case private.  Per l' emancipazione ebraica in Francia bisognerà aspettare il decreto dell'Assemblea Nazionale del 2 settembre 1791 e la prima sinagoga di Bordeaux precede addirittura quelle di Parigi (1822) e di Strasburgo (1834). 
Grande Sinagoga di Bordeaux
Grande Sinagoga di Budapest

Fra alterne vicende la presenza ebraica a Bordeaux è antichissima, i primi documenti risalgono al VI° secolo. Nel Medio Evo gli israeliti possono vivere solo fuori città e sono autorizzati a stabilirsi intra muros a partire dal 1300. (Ho in mente di fare una scappata a Venezia dove quest'anno ci saranno molte manifestazioni per ricordare e celebrare i 500 anni del primo ghetto della storia). L'Inquisizione spagnola (1492) prima e soprattutto quella portoghese pochi anni dopo (1496), provvederanno ad ingrossare le fila della modestissima comunità ebraica di Bordeaux.  Gli ebrei portoghesi si rifugeranno in Inghilterra e in Olanda, ma anche in Francia, a Bayonne e Bordeaux in particolare dove si definiscono "mercanti portoghesi". Lo scienziato Boris Cyrulnik, giusto per citare un nome noto dei nostri giorni, nato a Bordeaux, discende proprio da una lontana famiglia ebrea-portoghese.

"Che tu sia benedetto quando entri e quando esci", sta scritto su una porta e certo una benedizione è comunque una cosa buona e non si rifiuta mai, ma tocca ammettere che non ha funzionato bene perchè questi muri hanno una gran brutta storia da raccontare. Requisita dalla Gestapo, interni e oggetti di culto devastati, la sinagoga è servita da prigione due volte, nel gennaio  e nel luglio '44. In particolare dal 12 luglio al 9 agosto 1944 nella Sinagoga e in condizioni difficilissime hanno sostato 700 prigionieri di variegata umanità destinazione finale il campo di Dachau. Un carico umano facente parte di quello che la nostra guida  chiama "le train fantôme". Non ne sapevo nulla e mi sono messa a cercare scoprendo la ricchissima documentazione esistente su questa pagina di Storia. Si tratta di uno degli ultimi convogli prima della fine della guerra carico di deportati che fra tragiche vicissitudini, innumerevoli tappe e qualcuno che strada facendo riesce a saltar giù e salvarsi, ci mette quasi due mesi per giungere dal Campo di detenzione di Vernet vicino a Tolosa fino alla sua destinazione finale senza ritorno. A questo punto mi viene anche da aggiungere che la città di Bordeaux è stata una collaborazionista zelante, non a caso nel 1998 vi si è celebrato il processo di Maurice Papon, segretario generale della prefettura della Gironda dal 1942 al 1944, accusato di crimini contro l'umanità per la sua responsabilità nella deportazione di 1700 ebrei. Come per il processo di Klaus Barbie a Lione nel 1987 anche quello di Papon ha rappresentato  un'occasione storica perchè la Francia riflettesse non solo sugli eroismi della Resistenza, ma anche sulle pagine meno eroiche del governo di Vichy. (http://www.repubblica.it/online/fatti/papon/sentenza/sentenza.html).  All'esterno della Sinagoga il Memoriale dei Martiri, ripartiti in 12 colonne i nomi dei deportati e dei resistenti. 

"Nous sommes restés dans la gare de marchandises de Bordeaux trois jours : le 9, le10, le11 juillet1944. Notre train était garé prés du dépôt de locomotives. Le " secours national " de Bordeaux eut l'inspiration de venir nous visiter.
Un bruit commença à circuler : on disait que, selon certaines phrases entendues prononcer par les soldats, nous allions rester à Bordeaux. Le 11 De Pablo me communiqua que la chose était vraie dans ses grandes lignes, on devait être enfermés dans une église, peut être à la Synagogue de Bordeaux. C'était la vérité : le 12 juillet, un mercredi, nous fûmes réveillés à deux heures et demie du matin. C'était la nuit noire dans la gare. On nous fit sortir des wagons et descendre sur les quais ; nous étions entourés de toutes parts par des soldats armés jusqu'aux dents de mitraillettes, grenades à main, fusil-mitrailleur. Notre escorte de gendarmerie avait été sérieusement renforcée par un contingent de la garnison de Bordeaux et par une équipe de la Gestapo. Une bousculade, des cris sauvages, voilà nos anges gardiens qui nous poussent, qui nous alignent par cinq, en nous criant en mauvais Français " Vite ! Mettez vous en ordre ! " Nous arrivons à une grille que nous dépassons, nous traversons un pont, nous voilà en face de la gare des voyageurs. Voilà la place de la Victoire. Une fenêtre est ouverte à un premier étage, une ombre se penche, nous observe ; aussitôt des cris de menace s'élèvent. Nos camarades, les femmes prisonnières sont en tête du convoi chargées comme nous de leurs bagages. On les pousse, on voudrait qu'elles marchent plus vite, toujours plus vite ; on veut nous enfermer en lieu sûr le plus tôt possible.
Nous voilà arrivés. La colonne s'arrête à l'entrée d'une rue plus étroite sur notre gauche ; j'ai su depuis que cette rue s'appelle rue Laribat. A quelques mètres de là s'élève le corps de bâtiment de la Grande Synagogue réquisitionné par les allemands qui en ont fait une succursale de la prison du fort du Hâ.
Ici commence un nouvel épisode de notre aventure. Du 12 juillet au 9 août 1944 nous avons habité la Synagogue de Bordeaux. La vie à la Synagogue a été caractérisée par deux faits : l'aggravation de notre condition matérielle et physique et, entre les hauts et les bas quotidiens, le renforcement de notre espérance et de la foi dans la victoire". (http://www.lesdeportesdutrainfantome.org/)
Francesco F. Nitti 

Una visita che valeva la pena, ma carica di emozioni, urgeva decomprimere. Boris, un amico di mio figlio Marco che vive a Bordeaux e che ci ha accompagnate alla sinagoga, chiede se vogliamo degustare il miglior caffè della città. Certo che si ed eccoci, vicino alla Grande Cloche da Tamatebako, locale modernissimo con una scelta incredibile di the e di caffè proprovenienti da tutte le parti del mondo come si addice a quel ricco "comptoir" coloniale che è stata Bordeaux. Per la verità prima per strada alla pasticceria ungherese avevamo già fatto onore  a una specie di bombolone caldo appena sfornato vuoto al suo interno, croccante e semplicemente divino. Provare per credere!







ordeaux 08-07-1944 / 09-08-1944

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