sabato 18 aprile 2015

Sulla Senna con Jean Gabin

A Parigi il quartiere latino è notoriamente quello delle università, delle Grandes-Ecoles, dei licei e delle biblioteche prestigiose, niente di strano dunque che nel "cinquième arrondissement" anche i muri per le strade invitino alla riflessione. Passi per la bella demoiselle abbracciata a un uomo con la testa da primate, ma mi sono trovata in difficoltà con "la philosophie est un état de choses". Mentre camminavo ho pensato tanto al possibile significato, ma il concetto mi risulta difficile; a casa ho guardato su internet e ho trovato che è un aforisma di Ludwig Wittgenstein nel suo Tractatus Logico-Philosophicus: aiuto, la sola lettura di qualche riga fa venire il mal di testa, troppo complicato per me.
Senza avventurarmi in sofisticate speculazioni, è forse un invito ad osservare ciò che in un preciso momento mi sta intorno, quello che, oserei dire, è certo, lo vedo e ne posso parlare. Per esempio il trionfo della primavera in fiore sia al Jardin des Plantes con una bellissima mostra fotografica dei nostri avi che al Parco del Luxembourg affollato più che mai. Per esempio la coloratissima vetrina di un negozio di stoffe che sembra quasi una tela di Matisse. Per esempio  tutti quei narcisi gialli davanti al Collège de France, li ammirano anche le cariatidi dello scultore Roussel e un'elegantissima turista con tanto di cappello alla Audrey Hepburn. "Stato delle cose" di un lunedì dell'aprile 2015 a Parigi?
 Attraversando a piedi tutto il quartiere latino e Saint Germain de Prés arrivo al Museo d'Orsay, purtroppo chiuso di lunedì mattina; dommage, l'avrei vista volentieri la mostra "Dolce Vita?". Sullo spiazzo davanti al museo sotto un fortissimo getto d'acqua fanno un bel bagno, pulizie pasquali tardive,  il cavallo e quelle statue commissionate per l'Esposizione Universale del 1878 che simboleggiano i cinque continenti. Di fronte il Palazzo-Museo della più importante onoreficenza francese, ovvero la Legion d'Onore.
Gran bel posto il museo d'Orsay, ma prima era una stazione, la Gare de l'Est, e ce lo ricorda una drammatica mostra fotografica en plein air lungo il quai della Senna proprio accanto. Si intitola "Il ritorno degli assenti", dove gli assenti erano quei 937.000 prigionieri di guerra fra cui 650.000 lavoratori forzati di fabbriche e campi nazisti di cui la Francia 70 anni fa festeggiava il ritorno. Inizialmente si era pensato di scaglionarlo, ma con l'apertura dei campi tedeschi e per evitare epidemie, di tifo in particolare, si accellerarono i tempi del rimpatrio, a fine maggio 1945 ritornarono fino a 25.000 persone in un solo giorno. Un esercito scomposto di persone rotto nel corpo e nello spirito che ritrovava la sua patria con vari mezzi, nave, aerei, treni e molti proprio alla Gare d'Orsay. 

Bellissima la foto di due ex-deportati ancora con la tenuta a righe che si bevono una birra sulla terrazza dell'Hotel Lutétia, proprio quell' hotel sede dell'Abwehr (il servizio di intelligence militare) negli anni dell'occupazione tedesca dove la Gestapo aveva "interrogato" a modo suo decine di migliaia di disperati. Requisito su ordine del Generale De Gaulle, a partire dal 26 aprile '45 l'albergo con le sue 350 stanze diventò il centro di prima accoglienza e di smistamento di chi era riuscito a far ritorno a casa.

  Per i miei ormai abituali sei giorni ogni due mesi di "nonnitudine" mi sono portata cappotto e giacca a vento, ma inutilmente, a Parigi fa un precoce caldo estivo e le sponde della Senna cominciano a prepararsi per l'estate. In effetti le "berges" come le chiamano i parigini, sono in fermento: giochi e labirinti dipinti sul selciato, si stanno allestendo giardini e ristoranti perché non tutti fanno footing, c'è chi preferisce allenare le mascelle comodamente seduto. 
Avrei deciso una cosa: la prossima volta che vengo quasi quasi mi faccio una passeggiata sull'acqua con Jean Gabin, lui mi aspetta bello tranquillo attraccato al quai.




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