sabato 25 ottobre 2014

al mio vecchio cinema Sempione

Nel 1950, io avevo un anno, con fratello e genitori siamo arrivati a Milano da Israele, dove i miei avevano vissuto 10 anni per sfuggire all'Europa impazzita; la scelta di emigrare e dell' Italia perché papà, lungimirante, non intravedeva in quel giovane paese ai confini orientali del Mediterraneo prospettive di pace e i 64 anni passati da allora gli stanno dando purtroppo ragione. Come nel DNA di ogni profugo o emigrante siamo arrivati per così dire "in mutande", senza il becco di un quattrino, ma con delle idee in testa e la determinazione dei miei genitori di "farcela"e di offrire un futuro migliore a noi figli in via di crescita. I miei lavoravano spesso anche alla domenica mattina, ma al pomeriggio festivo non c'era santo che tenesse, si andava sempre al cinema: allo spettacolo delle sei e si cenava lì, nella sala al buio con sandwich e quarti di mela già sbucciati. Mamma faceva dei panini squisiti, fette spalmate di burro di pane nero al cumino, prosciutto cotto, cetrioli tedeschi agro-dolci e a volte dentro c'era pure l'uovo sodo; diventata più grande mi vergognavo come una ladra perché i vicini di sedia ci osservavano come bestie rare, ma per diversi anni è stato stupendo cenare guardando la proiezione.

Me li ricordo tutti i cinema che frequentavamo, il Sempione e il Donizetti giusto dietro casa, l'Eolo in via Mac Mahon, Aurora e Augusteo in Paolo Sarpi, il Poliziano nell'omonima via, Gloria, Zenith e Nazionale in corso Vercelli, al Rosa di via Canonica davano due film per 60 e poi 100 lire, ma non era frequentato bene e i miei non volevano che ci andassimo, il più lontano, il Dal Verme in piazza Castello, ma raggiungibile col mitico tram numero 1 sotto casa. L'unico, credo, di quelli che ho citato che non abbia cambiato vocazione è il Gloria, adesso multi sala ma insomma sempre cinema, per gli altri tristi destini, scomparsi e inghiottiti nel nulla, il Donizetti addirittura un'autorimessa, non è poi finita così male per l'Eolo, il Nazionale e il Dal Verme che sono dignitosamente diventati dei teatri.
Non si può certo dire che abito in un bella zona, un quartiere operaio a nord di Milano a ridosso della seconda cerchia della circonvallazione; via Monteceneri- Renato Serra, quel viale alberato che sembrava un boulevard parigino tutto pieno di alberi e di panchine ha lasciato il posto sul finire degli anni '60 a quell'orrore urbanistico che è il cavalcavia e non aggiungo altro perché sennò mi incazzo. In linea col quartiere e coerentemente senza fascino anche la via Plana, ma nella sua continuazione, la via Pacinotti, al numero 6 ci stava il cinema Sempione ed è lì che voglio arrivare anche se l'ho presa molto alla larga. Da brava ragazza, non ho mai osato bigiare o falsificare la firma dei miei, ma al pomeriggio, invece di studiare, al Sempione ci ho passato dei pomeriggi interi, roba che entravi al cinema alle 2 e te ne uscivi alle 7 perché se il film ti piaceva te lo potevi vedere anche tre volte di fila, una pacchia memorabile. Dopo anni di onorata carriera come cinema d'essai, il Sempione finirà poi per ingrossare la fitta schiera di quelli a luce rosse, "Cinema Sempione Hard Movie" con dei titoli davvero improponibili, uno squallore indicibile.
Poi, qualche giorno fa, passando davanti, la grande sorpresa, la palazzina liberty tutta ridipinta, all'interno un caffè - ristorante bianco, luminoso, allegro, con lo schermo e il palco per proiezioni e concerti live serali. Alla faccia della globalizzazione, si potrebbe pensare di essere ad Amsterdam o a Berlino, altro che periferia milanese. L'hanno chiamato come alle origini "Cinema Teatro Trieste" perché la sua storia, e non la conoscevo,  era iniziata il 18 settembre 1912 proprio con questo nome, una piccola platea di 350 posti, agli albori dei cinema di quartiere e dal 27 agosto 1932 le immagini  avranno anche la voce, era iniziata l'era del sonoro. Ci sono già andata due sere, una volta a sentire un duo argentino/ brasiliano e l'altra blues, troppo bello ritrovare in ottima salute, anche se in veste cambiata, il mio vecchio cinema Sempione, come una nostalgica madeleine di Proust che ha dischiuso la porta dei ricordi.


6 commenti:

  1. Questa sì che è una chicca! Grazie Sara per questo bel "biopost". E' stato un viaggio indietro nel tempo in una zona a me familiare, una dolce nostalgia per qualcosa che non c'è più, ma che abbiamo entrambe vissuto.
    Io stavo in Via Petrarca, una strada tranquilla e spaziosa che partiva da Via XX settembre: girando in fondo a destra si era in via Ariosto e sull'angolo c'era il Cinema Ariosto. Te lo ricordi? Piccola sala stile oratorio con sedili durissimi di legno; ho visto lì film come "I magnifici sette" e tanti altri. Quasi tutti la domenica pomeriggio, io e i miei fratelli, e il cinema era quasi sempre vuoto. Chissà che cos'è diventato adesso. Ricordo bene anche il Gloria e il Nazionale, anche loro a casa. Del Gloria ho ricordi non proprio felici - esperienze sgradevoli con "pappagalli" dell'epoca. Nonostante fossi sempre con qualche amica, questi non mancavano mai. Che stress.

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    1. certo che me lo ricordo l'Ariosto, andavamo anche lì con i miei. Pensa che all'Ariosto ci sono andata fino a due-tre anni fa perché ci facevano i film in lingua originale e a me piace molto. Credo purtroppo che anche la sua storia di cinema sia finita, ma non so ancora cosa ci faranno.....sic, piangiamo solo la fine di un cinema o anche quella della nostra gioventù....?

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  2. Fine della nostra gioventù? Non sia mai detto. L'età anagrafica è solo un numero. Non ti senti ancora bambina sotto sotto? Senti questa: Continuo a pensare "Come sono immatura... Quand'è che crescerò? com'è possibile che sia un'adulta?" Poi passo un po' di tempo con adolescenti e allora penso "Ok, va bene: sono un'adulta. Sono così adulta. Guarda come adulteggio a destra e a manca..."

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  3. Sara Buongiorno il tuo post è spettacolare, lo ho scoperto per caso e mi ha reso felice, cogli esattamente lo spirito con cui mi sono avvicinato a questo Cinema. Tutti gli edifici storici rappresentano un patrimonio di ricordi di trascorsi di esperienze che vanno preservate , sono la nostra storia personale, la nostra memoria..
    Quando ho preso in mano questo spazio era una vera tragedia sia l 'edificio che il contesto di via Pacinotti in cui si colloca, dove la sera tardi transitava di tutto.
    La mia Idea era di salvare il Cinema ma fare un attività che mi permesse di tenerlo in piedi e difronte alla difficoltà a fare le proiezioni ho dato piu' spazio alla musica che nonostante lo scarso apprezzamento viene '' tollerata''
    Il rammirico, lo scarso interesse per le proiezioni ed il marginale interessamento alla muisca.
    Il successo : la grande attenzione alla ristorazione con spettacolo.
    Spero di incontrarti presto .
    Luigi Ardizzone
    Cinema Teatro Trieste

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  4. caro Luigi, siamo pari: il mio post ti ha reso felice e il tuo commento ha dato gioia a me perché è vero che scrivo per il mio piacere, ma anche per condividere bellezze, informazioni, emozioni ed è raro il riscontro con il lettore, fruitore spesso troppo "silenzioso". Se ho capito bene sei il deus ex machina del vecchio cinema Sempione, colui che ha ridato vita e soprattutto un'anima a uno dei tanti fantasmi che popolano una grande città come Milano. Bravo, bravissimo, in questo nostro mondo che gira troppo in fretta, sono, come te, una cultrice della storia passata che sembra non avere più memoria. Grazie per il tuo "recupero". Sono all'estero fino ad ottobre, ma appena torno a Milano vengo subito a trovarti, promesso. sara

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  5. ho la lacrima, ecco grazie. :-)
    al sempione vide, tra gli altri, le iene di tarantino. c'era gente che usciva, io invece imparavo ad amare il grande cinema.

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