giovedì 23 ottobre 2014

eppure sui Navigli c'è poesia

Milano città d'acqua, eppure è ormai chiaro che di acqua non ce n'è, solo qualche acquitrino stagnante fino a una data imprecisata del 2015, però va bene così, non c'è acqua perché finalmente si sta lavorando sui canali e le vie fluviali milanesi. Due domeniche fa passeggiata sulla Martesana, asciutta che più asciutta non si può, questa domenica una capatina ai Navigli a partire dalla darsena per vedere cosa sta succedendo: tutto un gran cantiere in via di trasformazione ed era ora, si tratta di un'area meravigliosa trascurata come proprio non se lo meritava; a Parigi, città specialista dell'investire nella valorizzazione del proprio patrimonio,  un quartiere così sarebbe un must già da un bel pezzo . 


La darsena attuale, come la conosciamo da sempre, risale a quattro secoli fa, voluta da un governatore spagnolo. Riceveva le acque del Naviglio Grande e alimentava il Naviglio Pavese. Poi ci ha messo le mani il grande Leonardo. Prima e durante la II guerra mondiale le vie d'acqua sono preziose per i trasporti di merce, manca il carburante e gli alleati bombardano le vie terrestri di comunicazione. L'attività fluviale continua, a metà '900 la Darsena di Porta Ticinese viene considerata importante porto nazionale per lo smistamento delle merci, i barconi trasportano soprattutto sabbia nel fervore della ricostruzione post bellica. Le molte industrie sorte lungo i Navigli fanno rifornimento di materie prime e spediscono i loro manufatti via acqua (La Richard Ginori, per esempio, le cartiere Burgo che forniscono le grandi bobine di carta per la stampa del Corriere della Sera e che arrivano direttamente alla chiusa di San Marco). E poi, progressivamente solo degrado e abbandono, per la darsena si era persino ventilato un parcheggio.

In piazza XXIV Maggio ho visto le prime realizzazioni già pronte, il nuovo mercato comunale, o la pescheria, non ho capito bene, una piazzetta all'altezza di corso Manusardi,  sul Naviglio Pavese un nuovo centro espositivo comunale destinato a presentare alcuni segni  del patrimonio simbolico di Milano, quali foto di opere d'arte o schizzi di personalità milanesi, ma ancora molto resta da fare.

Eppure, malgrado i cantieri disordinatamente aperti, i canali vuoti e sporchi, la pavimentazione ancora tutta dissestata in via di ricomposizione, sui Navigli c'è poesia. Saranno le anitre che misteriosamente riescono a sopravvivere nelle sparute pozze, prodigio dei versi carichi di ogni emozione di Alda Merini che vagano nell'aria  e ti viene da pensare al magico arcipelago delle parole di Nécrole, saranno davanzali in fiore e vecchie case che raccontano la loro storia, forse quel vagabondare silenzioso sotto un timido sole che ti fa sentire lontano mille miglia dalla città e dai suoi rumori, sarà il diavolo sa cosa, ma sui Navigli ci abita la poesia. 

Negozi di antiquariato o di bric a brac che hanno il calore di case abitate,  un'autentico divanetto vis-à-vis che faceva sognare le nostre nonne e non a caso il negozio si chiama ambiziosamente  "Madame Gioia", boutique trandy, una stupenda Rosetta in cornice, corpo da cocotte e muso da cane, una Clotilde in carne ed ossa, giovane basset hound che fa fare chilometri giornalieri alla sua padrona che la lingua penzoloni ce l'ha lei altro che il cane, pasticcerie che sembrano uscite da un libro di favole dei fratelli Grimm e ti chiedi se le torte siano vere o finte, ristoranti, ristorantini, bar, anche un albergo romantico, è lungo l'elenco di quanto si può trovare in una passeggiata domenicale sui Navigli. 

I Navigli: quartiere turistico, affollato, alla moda? Senz'altro, ma molto internazionale perché ho sentito parlare spagnolo, inglese, tedesco, russo, francese e altre lingue che non ho saputo riconoscere, ma ricco di fascino e d'atmosfera come quel vicolo dei Lavandai per il momento malconcio così all'asciutto, ma che ritroverà senz'altro il suo smalto, come quei cortili interni, una galleria d'arte via l'altra, edere e viti canadesi che si impossessano di ogni angolo di muro. E in bocca al lupo a quel giovane che incurante di immondizia e fondali discutibili se ne va in giro col metal detector alla ricerca di ori perduti. 

E quanto a bellezza non scherza neanche la vicina piazzetta Sant' Eustorgio  brunch affollatissimi e ammirato stupore davanti a una giovane che giusto per fare un mini allenamento si stiracchia una gamba più lunga di una pertica: beata lei e beata gioventù che ignora cosa sia l'artrosi.

1 commento:

  1. Le tue descrizioni seducono. I Navigli sono uno dei miei ricordi elettivi di Milano. Ne ho sempre subito il fascino, come anche della zona di Brera, e per un periodo ho anche abitato nelle vicinanze, cioè a Porta Vigentina. Mi fa enorme piacere leggere che stanno ripulendo i canali e che le zone circostanti vengano rinobilitate. Le tue fotografie sono davvero strabilianti - dalle vecchie case di ringhiera ancora da ristrutturare ai vasti spazi dedicati alla Street art, come a Berlino. C'è ancora speranza per Milano, dunque. Grazie, Sara.

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