sabato 7 giugno 2014

Granada: quella magia dell'Alhambra!

Francamente mi sono chiesta se era il caso di scrivere di quella meraviglia assoluta che è l'Alhambra! E' un luogo talmente conosciuto, fotografato, documentato che le mie immagini e parole non possono che risultare scontate, parziali  e comunque insufficienti. Poi mi sono detta che i luoghi non cambiano, ma cambia ogni volta  lo sguardo di chi li osserva, un sogno visivo sempre rinnovato da arricchire della sensibilità individuale e allora perché non dire la mia anche se rischia di essere incompleta e banale?

Lo scorcio più bello è naturalmente quello al tramonto e di notte dal belvedere San Nicola nel vecchissimo quartiere Albayzìn proprio di fronte. E' una visione magica da mondo di Walt Disney, solo che non si tratta di una costruzione rifatta american style, è  tutta autentica, cariche di secoli  le vecchie pietre, reali mura e torri.
La storia è fatta così e purtroppo non ci sono eccezioni, un lungo susseguirsi di sopraffazioni, il vincitore arriva e nella foga di cancellare la presenza "dell'altro" distrugge quanto è stato fatto prima  oppure corregge, trasforma, aggiunge, imprime il suo marchio indelebile sull'opera del vinto. In fondo nulla di strano, l'uomo è un animale a due zampe e nel mondo animale, cui appartiene da sempre, si suole marcare il territorio attraverso un "naturalissimo e fisiologico" sistema. Sconcertata e spesso incazzata, ho fatto queste considerazioni durante tutto il mio viaggio in Andalusia, in cui agli otto secoli di dominazione araba ha fatto seguito la riconquista cristiana e in certi luoghi, per esempio tutte le moschee trasformate in chiese, l'Alhambra di Granada  o la Moschita-Cattedrale di Cordoba, la riflessione risulta particolarmente evidente.
Comprendo perfettamente che quel 2 gennaio 1492, giorno della riconquista di Granada, i Re Cattolici Isabella e Ferdinando abbiano voluto fare dell'Alhambra, sede del finito potere nasride, la loro residenza reale e la sede della Capitaneria Generale, ma che bisogno c'era di piazzare subito una nicchia per la Madonna all'ingresso maestoso della Porta della Giustizia?
Perché  interrompere la straordinaria armonia architettonica del complesso dell'Alhambra come ha fatto il nipote dei Re Cattolici Carlo V, Re di Spagna e Imperatore del Sacro Romano Impero, ordinando la demolizione di un'ala dei favolosi Palacios Nazarìes  per erigere a metà XVI° secolo  la sua residenza reale in pieno stile rinascimentale? Carlo V voleva esprimere un'architettura "nello stile dell'antica Roma", mettendo in risalto l'originalità della sua pianta: un cerchio inserito in un quadrato.  Sarà anche un bell'esempio cinquecentesco,  ma non si poteva sistemare più che degnamente in uno dei numerosi palazzi già esistenti? Gli cascava la corona? 

cortile  interno del palazzo di Carlo V
E la chiesa di Santa Maria de la Alhambra che sorge sopra il terreno della Moschea maggiore e dei bagni arabi? Ha una pianta a croce latina e cappelle laterali, all'interno spicca il suo retablo barocco.
E la fontana situata vicino alla porta della Giustizia e la Porta "de las Granadas" volute entrambe da Carlo V? 
E veniamo alla parte più bella, alle prime costruzioni originarie nasridi, quelle che sono rimaste integre a portare la  loro testimonianza storica e architettonica. Per cominciare l'Alcazaba, ovvero il primo nucleo, quella fortezza militare risalente al IX secolo ed è sulla sua torre più alta che furono innalzati la croce e gli stendardi della riconquista. 
Poi la magnificenza assoluta dei vari palazzi nasridi, tra i più begli esempi arabi presenti in Europa, armonica sintesi di spazio, luce e ombra, acqua e verde, un paradiso in terra nell'attesa di quegli celesti. Volte e rifiniture ricchissime, elaborati  rivestimenti in legno o maioliche, stucchi raffinatissimi, volumi dilatati e sobri, patii e giardini che invitano al raccoglimento e al silenzio.
 L'iscrizione araba "Non c'è altro conquistatore che Allah" ripetuta in vari stili grafici è presente su quasi tutte le superfici e da mantra di formule rituali su muri e porte i  segni delle parole si trasformano soprattutto per chi non le sa decifrare in geometrici motivi ornamentali. Mi sono tornate alla mente le letture del grande Babur discendente di Tamerlano e fondatore della dinastia moghol  in India e quei favolosi palazzi  che ho avuto la fortuna di visitare anni fa in Rajasthan. 
Da ultimo, leggermente spostato rispetto al nucleo principale degli altri edifici dell'Alahmbra, il palazzo del Generalife costruito fra il XII° e il XIV° secolo e che veniva utilizzato come luogo di riposo e di villeggiatura dai sultani nasridi. Si tratta di una villa rurale con splendidi giardini, orti, patii, siepi potate, alberi secolari, viali, fontane. Non lo so se qui c'era l'harem, ma quasi quasi un soggiornino da queste parti me lo sarei fatto molto volentieri, troppo bello!

In un lungo viale alberato all'uscita dell'Alhambra, si incontra una statua dello scrittore americano Washington Irving ( 1783-1859). Prototipo del viaggiatore romantico cosmopolita e curioso, Irving come attaché d'ambasciata si ritrova in Spagna e poi, grazie ai suoi scritti su Cristoforo Colombo e la conquista cattolica del regno nazarì, si stabilisce a Granada. Il frutto di questo suo soggiorno sarà la raccolta "I racconti dell'Alhambra" pubblicato per la prima volta a Londra nel 1832. Un 'opera che unisce le tradizione moresche e quelle cristiane attraverso racconti e schizzi e che si può trovare, tradotta in tutte le lingue, in ogni angolo di Granada, ma non posso dire di più perché non l'ho letto.


1 commento:

  1. Certo, non c'è niente di nuovo sotto il sole, ma la meraviglia si ripete milioni di volte. La tua visione non è superflua, Sara. Per me poi, che non ho mai visitato né Granada né l'Alhambra, la tua visione al tramonto rimarrà impressa per molto tempo, così come le tue parole.
    Concordo completamente sulla ridicola, animalesca mania di segnare il territorio da parte dei Conquistadores con simboli della propria religione. Hai ragione, gli istinti primordiali non si annientano né si affievoliscono con il tempo e l'esperienza. Quanti orrori in giro per il mondo, quante profanazioni. C'è da piangere pensando alla distruzione dei Buddha di Bamyan da parte dei Taliban, delle delicate opere in sabbia colorata dei monaci tibetani da parte dei maoisti, dei fragili merletti dl marmo scolpiti dalla civiltà nasrida da parte degli spagnoli, delle sinagoghe da parte dei nazisti... Non finirà mai questo orrore?

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