giovedì 12 giugno 2014

Granada: fra "moriscos" e flamenco gitano

E la poesia alberga dovunque....Sfondo rosso come i boleri delle appassionate danzatrici di flamenco, come le mantiglie delle belle gitane, come gli zampilli del sangue del toro nell'arena, come la sangria che scorre a fiumi, come certe buganvillee che inondano i balconi, come i garofani che le donne si puntano fra i capelli e poi  solo una scarpa fiorita, in fondo niente di che, ma la dice lunga sul fascino dell'Albayzìn, questo antico quartiere di Granada su una collina proprio di fronte all'Alhambra. I "conversos" saranno relegati dai Re Cattolici a vivere nel quartiere di Realejo, e i mussulmani o meglio i "moriscos" quelli che obtorto collo si saranno convertiti, qui, nell'Albayzìn.

Un secolo dopo la cacciata degli ebrei (si stima 200.000 persone), subiranno la stessa sorte anche loro. Signori aperti e tolleranti per più di settecento anni di gran parte della Spagna e dell'Andalusia in particolare, dovranno conoscere l'inflessibilità del cardinale Cisneros, inquisitore generale del tristemente noto omonimo tribunale: battesimi forzati in massa, messe al rogo dei sacri testi dell'Islam, proibizione di usare la lingua araba, nomi e tradizioni e perché no, anche esproprio e confisca delle loro terre e proprietà, metodo ampiamente collaudato da tutte le dittature, religiose o politiche che siano. Anche per loro solo due opzioni possibili, la conversione o l'esilio. Circa 300.000  mussulmani si piegheranno a diventare moriscos ma "i refrattari" verranno definitivamente espulsi a opera di Filippo III° fra il 1609 e il 1614; "la limpieza de sangre" sarà la fanatica ossessione  della "cattolicissima" Spagna in quel periodo storico che si suole chiamare Rinascimento, ma che presenta ombre tragiche. Si dice che ancora oggi in Marocco, trasmesse attraverso le generazioni,  vi siano famiglie che conservano con nostalgico ricordo le chiavi delle dimore perdute da secoli.

Un cartello ci informa dell'importanza di questo animato quartiere, memoria storica della città. Lo spettacolo dell'Alhambra al tramonto è senza pari, ma in realtà da mille angoli sorge inaspettato qualche scorcio bellissimo.
Stupenda la passeggiata lungo il fiume Darro che separa l'Albayzìn dall'Allhambra, animata di locali e ristoranti però attenzione, all'Albayzìn niente pizze a domicilio, solo e rigorosamente EMPANADAS!!!
E sopra a est dell'Albayzìn, il quartiere del Sacromonte e le sue cuevas, le grotte, le sue tipiche abitazioni dipinte di calce bianca. Si raggruppano attorno ai dirupi, formando strade e piazze irregolari. Incerta l'origine di queste grotte, ma pare che iniziarono ad essere scavate sulla collina a fine 1500 da parte degli espulsi ebrei e mussulmani a cui si sono poi aggiunti i gitani che ne hanno fatto il loro quartiere d'elezione. Trovandosi all'esterno delle mura della città, queste singolari abitazioni scavate nella roccia godevano di una certa libertà perché fuori dal controllo amministrativo e politico.
Sacromonte è  un quartiere molto pittoresco e vivace, qui dicono che si respira ancora l'autentico sapore andaluso. Naturalmente ci siamo andate anche noi a vedere che aria tira. Per assistere al primo dei nostri  spettacoli andalusi , fra compostissimi coreani e ciarlieri francesi, , ci siamo ritrovate alla Cueva de la Rocìo, uno dei tanti locali di flamenco ricavati nelle grotte di cui Sacromonte è piena. Sarà anche stata una trappola per turisti, ma se è andata bene ai reali di Spagna e a Michelle Obama come testimoniavano le foto appese ai muri, perbacco,  "se po' fà " anche per le sofisticate turiste milanesi.... 

   

1 commento:

  1. Non manca il colore, sia nella descrizione, sia nelle fotografie che documentano l'esperienza. E il rosso domina. Penso al sangue che sono costate le sopraffazioni dei regnanti e dei cattolici sulle etnie minoritarie. Una storia travagliata e appassionante, scandita dalle nacchere e dai colpi di tacco che segnano il tempo del flamenco, danza che inebria gli spettatori e riporta al passato, non ancora remoto.

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