martedì 24 giugno 2014

Parigi: dalla culla alla tomba nel V° arrondissement

Scappata di cinque giorni a Parigi e chi mi legge abitualmente già sa il perché: grave crisi d'astinenza da nipote! La famigliola ha cambiato casa, 32 metri quadri erano veramente pochi e adesso che il pargolo di quasi dieci mesi comincia a gattonare, solo a marcia indietro per il momento, lo spazio risultava davvero angusto; sciambola! una stanza in più ed è tutta per Noam! Finita l'epoca della rive droite, del mini-nido di rue de la Roquette alla Bastiglia brulicante di barboni, ubriaconi, famiglie intere di rom alloggiate notte e giorno sul marciapiede, è iniziata l'era della rive gauche, quella della rue Descartes, nientepopodimeno che Cartesio, prosecuzione dell'antichissima  rue Mouffetard, nel V° arrodissement.
Prima però, un breve accenno al viaggio. Biglietto prenotato da un pezzo sul TGV Nizza-Parigi, allora non si sapeva niente del lungo sciopero dei "cheminot" francesi, categoria pura e dura che non molla quando vuol dire la sua. Il mio treno "comodo" delle 11,30 era stato annullato, ma si era liberi presentando semplicemente il biglietto di prendere un altro treno in funzione. Nessuna burocrazia, in caso di sciopero si sale dove si può. Una volta sul treno (quello delle 7,30) venivamo regolarmente informati ogni mezz'ora di ritardi o di qualche fermata supplementare. A un certo punto sul  treno  è stato distribuito un biglietto di scuse e una scatola con dentro acqua, biscotti, purea di mele.  All'arrivo a Parigi distribuzione di un modulo da compilare per il rimborso del ritardo (due ore). Non è per fare l'esterofila, ma anche nell'ovvio disagio c'è stato un "modus in rebus" che ho molto apprezzato. A quando in Italia???
Innanzitutto sono  contenta per i ragazzi: l'abitazione è discretamente vecchia e malconcia, qualche crepa sui muri, infissi malandati, il pavimento che scricchiola, un ascensore talmente stretto che se ingrasso di mezzo chilo non ci entro dentro manco morta,  però accogliente, inondata di luce e una vista stratosferica. Sono egoisticamente contenta anche per me perché ho la possibilità di conoscere più da vicino un altro angolo di Parigi, città che adoro e adesso che ci sta Noam ancora di più. Sullo sfondo di un tramonto rosso fuoco in lontananza la cupola del Sacre-Coeur di Montmartre, proprio davanti alle finestre invece il liceo Henry IV e la sua torre (con il Louis le Grand anche lui nel quartiere, i due più prestigiosi di Parigi), il Pantheon e un murales di Pierre Alechinsky con una poesia accanto di Yves Bonnefoy di cui riporto l'ultima bellissima strofa. E' certamente di buon auspicio e non solo per i filosofi, penso anch'io come il poeta che sia una una fortuna avere un albero nella propria via, se poi è artisticamente blu, non ne parliamo.
E' tempo della famigerata maturità, davanti al liceo tanti giovani, la cupola del neoclassico Pantheon invece è in restauro. Come nella fiorentina Basilica di Santa Croce, nel Pantheon parigino riposano le "urne dei forti", Voltaire, Victor Hugo, Jean-Jacques Rousseau, Alexandre Dumas, Emil Zola, André Malraux, i coniugi Curie, tanto per dirne qualcuno ed è interessante il contrasto fra questi morti "eccellenti" e la copertura studiata per proteggere i lavori, una folla di volti anonimi. In rue Soufflot proprio davanti al Pantheon  una scultura monumentale del 2009, "Mongolian", che malgrado i volumi non è di Botero  ma dello scultore cinese Shen HongBiao che l'ha donata all'Università  dove ha studiato, cioé la Sorbona, di cui si intravede il retro nella via accanto. Era previsto di spostare in seguito la statua all'interno dell'università, ma gli studenti si sono opposti con una petizione, il loro "Gros tout nu", come l'hanno soprannominato, lo vogliono lasciato lì, mette di buon umore prima di entrare in facoltà e a quanto pare l'hanno avuta vinta.     
 
Due portoni più in là dalla casa dei miei ragazzi ci sono due targhe, una riguarda il grande poeta Paul Verlaine e l'altra, una volta di più, Hemingway, che me lo ritrovo sempre dappertutto. Per gli amanti poi di Rimbaud  in via Descartes c'è il ristorante "Le bateau ivre" e per gli appassionati come me del compianto Paco de Lucia si va da "Casa Pepe", ritrovo spagnolo d'elezione del chitarrista a Parigi; in Place de la Contrescarpe c'è solo l'imbarazzo della scelta anche se mi ha intrigato un'insegna d'altri tempi per niente politically correct, ovvero "Au nègre joyeux" e si vede proprio lo schiavetto nero che serve la dama a tavola. Tutto questo per dire che anche se ci sono appena approdata mi sembra che nella zona si respiri  una bella vivacità e un tocco di poesia sempre gradito non solo per via dell'albero blu ma anche per una pentola sul davanzale in compagnia di strofinaccio, terriccio e portacenere. E poi, domenica e giorni festivi,  la strada è chiusa al traffico, perciò "pedoni e ciclisti, andatevene a passeggiare in libertà" come invita un cartello. 
Si dice che a Parigi ogni quartiere sia come un mondo a se stante, come tante città nella città e ricordo di aver letto  che non so più  quale artista per tutta la vita non si è mai mosso dal suo arrondissement. Nel quartiere latino ti accorgi che è proprio possibile perché c'è tutto quello che può riempire una vita: le scuole, istituti universitari antichi come la Sorbona o quello di geografia e modernissimi come Jussieu, l'ospedale e centro di ricerca Marie Curie, le due migliori Grandes Ecoles, la Normale e il Polytecnique (la vecchia sede che ora è il Ministero della Ricerca) pronte a rispondere alla sete di sapere dei "cervelloni". 
Per soddisfare palato e pancia non mancano angoli e ristorantini romantici, per esempio quello affascinante accanto alla Grande Moschea  e per nutrire l'anima la parrocchia Saint Etienne du Mont in piazza Sainte Geneviève o la Grande Moschea appunto, oppure una pletora di biblioteche per gli appetiti laici.
Per la nostalgia delle antichità romane o la voglia più moderna di giocare a calcio si può contare sulle "Arènes de Lutèce" e quanto a verde ce n'è a volontà, due parchi uno più bello dell'altro. Da una parte il "Jardin des plantes"  dove si incontrano corvi sui prati, dove in questo momento c'erano dei fiori d'aglio stupendi, dove se si entra nelle serre sembra di essere in piena giungla.
Dall'altra parte il "Jardin du Luxembourg" che non ha certo bisogno di presentazioni, dove il palazzo del Senato all'interno del parco e la torre di Montparnasse in lontananza vegliano su tutto. Insomma, volevo dimostrare che dalla culla alla tomba nel V° arrondissement è veramente possibile perché per quei pochi eletti che riescono a fare qualcosa di eccelso, nel quartiere c'è anche il cimitero dove riposare con tutti gli onori dopo la dipartita, e alludo al Pantheon of course! Per fortuna non  è poi riuscito a realizzarlo, ma Stalin nella capitale moscovita aveva progettato di concentrare vita e morte in un unico palazzo. In uno dei 7 grattacieli da lui voluti nel 1947, le cosiddette "7 sorelle", adibito per le dimore della nomenclatura del partito, il "Piccolo Padre" voleva metterci sale per interrogare, torturare, imprigionare e eventualmente cremare i traditori, dalla terra al cielo in un battibaleno. Sarà più scomodo e meno razionale, mi toccherà scarpinare su e giù per la "Montagne Sainte Geneviève", ma non ho dubbi, preferisco alla grande il V° arrondissement.
La serra del "Jardin des Plantes"
  

1 commento:

  1. Quelle vivacité et Vive la Cité! Sara, mi farai crepare d'invidia (benevola) per tutte le meraviglie che descrivi, prima fra tutte il trattamento dei viaggiatori da parte della SNCF. Chiedi quando sarà possibile in Italia? Temo di passare per disfattista se arrossendo rispondo "Temo mai".
    Complimenti ai tuoi bambini: hanno trovato un nido perfetto per le loro esigenze, vicino a tutto ciò che conta per loro. Il 5° arrondissement è il luogo ideale per quelli che vogliono vivere Parigi senza muoversi quasi.
    I sorboniani hanno ragione: Le Mongolien mette di buon umore!

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