domenica 24 febbraio 2013

lava e cactus: Lanzarote


"Certo che hai programmato per il 6 febbraio un viaggio proprio da pensionata americana" mi scrive in una mail l'amico Walter. Forse ha ragione, le Canarie a febbraio sono una meta da pensionata e non serve essere americane, va bene anche per le italiane, ma a Milano è il mese più freddo, la meta vicina, i costi abbordabilissimi e poi non ci si può mica sempre lanciare nelle grandi avventure, l'Africa nera è stata una gradevolissima faticaccia frutto di nostalgia materna che notoriamente può smuovere montagne. Stavolta, rompendo la consuetudine dei nostri viaggi a due, Gastone e la sottoscritta, siamo in tre, ma non capita tutti i giorni, è il caso dell'amica Marina, di andare in pensione con l'anno nuovo e contemporaneamente festeggiare un compleanno importante, il duplice evento meritava qualcosa di speciale e così ce la siamo portata via con noi.


 In programma una settimana a Lanzarote ed una a Fuerteventura; scopriremo subito che queste due isole stupende in realtà vanno bene per ogni età, vecchi e giovani, perché sole, oceano, vento, spiagge chilometriche, temperature primaverili tutto l'anno, percorsi fra natura rispettata e incontaminata offrono possibilità a tutti i gusti, dagli sport di mare, surf, kitesurfing e sub in testa a quelli di terra, trekking, bicicletta e facili passeggiate alla scoperta di angoli di natura mozzafiato.  Sono stata sorpresa di tanta bellezza e avrei voluto condividere in diretta mentre vivevo l'esperienza, ma niente internet nelle camere d'albergo, solo alle postazioni alla réception e lì non mi piace; per scrivere ho bisogno di silenzio, dei miei spazi, della "bionda"fra le dita.
 Per quattro giorni abbiamo affittato una macchina girando l'isola in lungo e in largo con la conferma dell'impressione iniziale avuta già dall'aeroplano mentre ancora la sorvolavamo, all'aeroporto appena sbarcate e nell'architettura nera e bianca del nostro albergo a Puerto del Carmen: Lanzarote presenta subito il suo biglietto da visita, lava vulcanica in tutte le sue forme e cactus, grandi massi neri come moderne sculture naturali, verdi di piante grasse rigogliose e spinose, costruzioni uniformemente bianche che più bianche non si può quasi ci fosse bisogno di sottolineare ulteriormente quel nero antracite e quei verdi intensi.


Nei suoi circa 800 kmq di superficie, la "Isla del Fuego" come viene chiamata, è ricoperta pressoché interamente di lava solidificata e di quasi 300 coni vulcanici; ai milioni di anni dalle eruzioni vulcaniche sottomarine che hanno concorso alla formazione  di tutte le isole Canarie, a Lanzarote il nero lavico della sua terra è più pronunciato perché in secoli più recenti, tra il 1730 e il 1736 si è aggiunta un'immensa quantità di gas e lava fusa eruttata dalle "Montagne del Fuoco", vite e interi villaggi bruciati, fertili pianure trasformate in un mare di lava solidificata.  è il paesaggio particolare e straordinario che regala l'isola.

 In assenza di altre risorse naturali, Lanzarote ha vissuto poveramente di agricoltura (viticultura in particolare) e pesca fino agli anni 70 quando è iniziata a sorgere l'industria del turismo, principale risorsa che oggi rappresenta 80% dell'economia locale. Un'urbanizzazione spinta pianificata a tavolino in complessi a schiera, alberghi, negozi e centri commerciali per accrescere progressivamente business e la ricettività dell'isola, ma che è comunque sempre attenta a non offendere il paesaggio, a inserirsi armoniosamente nel territorio, a rispettare l'ambiente. Non a caso per sostenere la popolazione locale nel suo sforzo di preservazione nel 1993 l'Unesco ha dichiarato l'isola Riserva Mondiale della Biosfera.

 Nel nostro primo giorno esplorativo ci facciamo una  lunghissima passeggiata bordesando a piedi l'oceano prima su una stupenda passerella di legno poi fra rocce e scogli fino a Puerto Calero, insediamento turistico fra i più recenti. E' l'occasione per visitare il nucleo più antico di quel che era un tempo il villaggio di pescatori di Puerto del Carmen, vedere i volonterosi che si cimentano nelle immersioni, ascoltare da un suonatore occasionale Cielito Lindo, osservare i pesci ritti nel ghiaccio che aspettano di essere mangiati dalle schiere di turisti e abituarci ai comignoli caratteristici di tutta l'isola, assomigliano alle cipolle delle chiese russe-ortodosse, ma ho pensato che forse traggono ispirazione dalle piante grasse, i "cuscini di suocera" che abbondano sull'isola.

Sotto lo sguardo di un attento pennuto che era vero ma sembrava finto, da Puerto Calero partono varie escursioni marine, si può per esempio prendere uno "yellow submarine", senza Beatles purtroppo, e guardare i fondali. 

Poi con l'autobus di linea locale in una quarantina di minuti siamo arrivate ad Arrecife, dal 1852 la capitale dell'isola che prima era Teguise. Nel trasporto mi ha colpito l'organizzazione dei conduttori cui si paga il biglietto: hanno una bella cassettina tipo quella degli attrezzi con dentro ben divise le varie monete. Arrecife è l'unica località dell'isola dove il numero degli abitanti locali superi quello dei turisti e che sembri , di carattere squisitamente spagnolo, una vera cittadina nel senso che ha una sua personalità costruitasi nel tempo, le case sono tutte diverse, vi si respirano le tracce della storia, difatti il primo porto, ben protetto da isolette e dalla barriera corallina esisteva già all'inizio del XV° secolo.

Lungomare e spiaggia di grande respiro, sabbia bianca finissima importata come in molte altre località di Lanzarote dal poco distante deserto del Sahara (solo 100 chilometri di mare), in fondo si intravede l'unico palazzo alto di tutta l'isola, costruito prima dell'arrivo del poliedrico César Manrique che con la sua visione artistica di rispetto del patrimonio naturale e integrazione dell'architettura nel territorio ha positivamente influenzato l'urbanistica e l'immagine di tutta l'isola. Un signore fa creazioni di sabbia.
Giriamo per le strade, in primis la pedonale Léon y Castillo, visitiamo la chiesa di San Ginès completata nel 1665 e dedicata al santo patrono della capitale, bellissima la fortezza Castillo de San José del XVIII°  costruita per difendere l'isola dai pirati. Restaurata da Manrique a fine anni 70 ospita ora il Museo di Storia di Arrecife e il Museo Internazionale di Arte Contemporanea MIAC.

Senz'altro meno culturale l'ultima nota di Arrecife, un coloratissimo stupendo negozio di stoffe che sulla vetrina prometteva di vestire tutte come delle principesse, non è da poco!

1 commento:

  1. Sei ammirevole nella tua puntuale precisione. Non ti sfugge un particolare, e ciononostante non scrivi in maniera pedantesca, al contrario, trasmetti il tuo entusiasmo a chi ti legge. Un dono fuori dal comune.
    Arrecife non l'ho visitata, ci sono solo atterrata prevenendo da Tenerife e all'aeroporto sono andata a prendere subito l'auto che avevo noleggiato per allontanarmene a tutta birra. Le città di mare di recente sviluppo non mi attraggono, e poi il mio scopo era l'escursionismo - sette giorni di trekking nelle zone selvagge.
    Lanzarote mi ha incantato. I "comignoli" di cui parli sono in realtà sfiatatoi e hanno uno scopo per lo più ornamentale, in quanto non esiste riscaldamento nelle case. Ne sappiamo qualcosa io e Gigi, che arrivati nell'appartamento assegnatoci abbiamo battuto i denti per sette notti. Un inverno tanto freddo non era mai stato registrato, e i lanzarotiani si profondeveno in scuse (battendo i denti). In nessuna delle case di Arrieta esistono caloriferi, radiatori o cose simili. Mah...

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