Vabbè, inizio a parlare di Siem Reap in modo molto poco ortodosso, mostrando cioè i miei piedi. Non sono certo le personali estremità ad essere interessanti, ma la curiosità dei negozietti presenti in tutta la città che per una modestissima somma offrono un massaggio "animale" (sic). Non so di che specie si tratti, ma immergi le gambe nella grande vasca prospiciente alla lucrativa attività e ti lasci assalire da decine di pesci che vengono a mordicchiarti le pellicine morte. Stupore e solletico garantiti!
Siem Reap non era che un anonimo villaggio quando gli esploratori francesi riscoprono Angkor nel XIX° secolo aprendo le porte alle prime ondate del turismo elitario internazionale. Dopo la drammatica interruzione della guerra e del periodo khmer rossi, dagli anni 90 Siem Reap è tornata ad essere l'imprescindibile base di partenza per Angkor, l'ottava meraviglia del mondo.
Epicentro della nuova Cambogia, Siem Reap vive uno sviluppo folgorante, grande espansione edilizia, un numero spropositato di hotel, bar, ristoranti, spa lussuosissime, boutique, mercati, tutto quello che in positivo e negativo porta con se l'industria del turismo per una meta privilegiata, la più prestigiosa e battuta del sud-est asiatico, com'è quella di Angkor. Nel nostro albergo super si fanno ammirare le canaline dell'acqua di una fontana, nientepopodimeno che tubi corinzi con testa di drago terminale.
Malgrado l'espansione della città e il flusso turistico, il centro città ha fascino con le sue vecchie case coloniali francesi, i viali alberati, le stradine vivaci, Pub Street in testa, il pigro fiume che scorre lento. (Nella foto qui a fianco il patio bar-ristorante del centro culturale francese). Siem Reap è anche il centro di un movimento che si prefigge di rivitalizzare la cultura cambogiana tradizionale, quasi azzerata dai khmer rossi. Attivi perciò molti "atelier-scuola" che insegnano a giovani in difficoltà i saperi tradizionali come la scultura su legno e pietra, la lavorazione della seta.
Non abbiamo purtroppo potuto assistere ad una rappresentazione del raffinato Balletto Reale di Phnom Penh che rievoca i fasti del glorioso passato, quando le apsaras, cioè le ninfe celesti volteggiavano leggiadre per il re e ci siamo accontentate di uno spettacolo per turisti con cena-buffet, era d'altra parte l'unica occasione per vedere le loro belle danze tradizionali. All'ingresso del locale sembrava di essere a cinecittà ma senza il grande Fellini, con la riproduzione fedele di un tempio angkoriano.
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