venerdì 25 marzo 2011

La Petra del Myanmar

Stupa, pagode e monasteri sono in genere adiacenti e nello stesso comprensorio, i nomi però cambiano, ogni paya ha una sua denominazione. Non so come funzioni esattamente  la gestione dei luoghi sacri, se ci sia cioè un'organizzazione centralizzata religiosa, statale o mista oppure se ogni luogo è autonomo, quello che è certo è che i fedeli si danno un gran da fare, li vedi sempre sui cigli delle strade  e nelle paya a raccogliere offerte che a quanto pare non mancano mai, contribuire al Sangha, la comunità dei fedeli (laici e monaci), edificare o restaurare luoghi sacri è veramente parte integrante del vivere quotidiano della gente, dovere imprescindibile e molto rispettato, chi non vuole assicurarsi una futura vita migliore attraverso opere meritorie? A dire il vero è anche patrimonio comune delle tre religioni monoteiste l'invito alla generosità e all' assistenza del prossimo e dei bisognosi, nell'islam e nell'ebraismo ci sono precisi precetti in questo senso, ma i birmani buddhisti sembrano molto più scrupolosi ed attenti  nell'ottemperare.
Pagoda  Bianca di Hsinbyume
Kuthodaw Paya









 Nella foto sopra la processione annuale della Pagoda Phaung  Daw Oo sul lago Inle, importante luogo di pellegrinaggio, una peregrinazione sull'acqua dei quattro fra i cinque Buddha ospitati al suo interno. La forma originaria si è persa annegata da tutte le foglie d'oro che la gente continua ad incollare e le statue sembrano degli irregolari birilli. Purtroppo non era il mese di questa grande festa sul lago e Gastone non sa fare miracoli, la foto è presa da una fotografia nel monastero. Condivido ora alcuni luoghi che esulano dalle strutture architettoniche più tradizionali. La Kuthodaw Paya o " il libro più grande del mondo" nei dintorni di Mandalay.  Mindon, penultimo dei re birmani, ha fatto incidere su 729 lastre di marmo il Tripitaka ed ha organizzato nel 1860 il quinto sinodo buddhista (durato otto anni) per chiarire ed emendare il sacro testo religioso. Ogni lastra, come i fogli sparsi di un immenso libro di marmo, è posata in uno stupa, 729 stupa identici  allineati uno accanto all'altro e all'epoca pare che 2400 monaci abbiano impiegato quasi 6 mesi per leggerlo tutto.

tempio di Thanboddhay
Il tempio Thanboddhay a Monywa, (all'interno non ci sono reliquie) è di costruzione recente, anzi, sembra la fabbrica del Duomo perché  costantemente si aggiungono nuove effigi. Ci è caro nel ricordo non tanto e non solo per i  600.000 Buddha (si, proprio 6 con 5 zeri) inseriti in tutte le nicchie di pareti, terrazze, piloni, colonne e stupa, ma anche è soprattutto perché con Gastone ci siamo lanciate, abbiamo fatto la nostra offerta con tanto di documentazione scritta ed abbiamo inserito il nostro Buddha in una nicchia ancora vacante.

Se la Kaunghmudaw Pagoda su modello di una famosa paya nello Sri Lanka con tutte le impalcature leggere e flessibili in bambù per avanzare nella purtroppo immancabile doratura, l'ho soprannominata forse in modo blasfemo "mammellone", alla pagoda Shwezigone nella piana di Bagan bisogna proprio mettersi gli occhiali da sole, perché tutto quell'oro fa concorrenza al sole e accieca. Nei dintorni di Monywa e al di là del fiume Chindwin,  la Bowin Hill con le  Grotte di arenaria di Po Win Taung. Il luogo è pieno di fascino ma il sito archeologico è in pessimo stato, sporco e non restaurato. Innumerevoli grotte grandi e piccole piene di antichi Buddha,(lasciamo perdere lo stratosferico computo usuale) e dipinti murali risalenti a tre-quattro secoli fa.
 Alle grotte, stordite dall'orgia di sacro che un viaggio in Myanmar necessariamente comporta, improvvisamente una salutare pausa profana e liberatoria, l'incontro con una mamma pelosa che amorevolmente spulcia il suo bambino e con una scimmia acculturata che legge il giornale; no, sembra solo, in realtà ha fregato un cono di gelato a una turista coreana e lo sta aprendo.
Sulla collina detta Shwe Baung, ovvero Montagna d'Oro che sorge appena al di là delle Grotte di Po Win Daung c'è un monastero e poi si accede ad un padiglione molto particolare che mi è piaciuto definire la Petra del Myanmar perché templi e case sono completamente scavati nella roccia. L'edificazione dei primi, ricchi di statue e decori murali, pare risalga al XVI secolo, poi a fine '800 i colonialisti britannici hanno ben pensato di farci anche costruire degli ostelli in stile per dare ospitalità per la notte e rifocillare  i pellegrini che giungevano numerosi al monastero. 




   


  

Nessun commento:

Posta un commento