martedì 11 maggio 2010

Flash parigini





Niente da fare, malgrado il freddo barbino e la pioggia incessante, Paris c'est Paris,  le peonie se ne fregano della primavera fasulla e fioriscono lo stesso.





Come un satrapo persiano, a gambe incrociate, Francesco non si muove dal suo posto di comando, un'amaca che percorre sospesa mezza stanza, e fà tutto dalla sua postazione: legge, lavora al computer, mangia, telefona.



Nell'undicesimo arrondissement la vita continua tranquilla:  al marché d'Aligre sfilano maialini appesi e si vendono granchi ancora vivi, con le chele che, poverine, arrancano nell'aria e non più nell'acqua,


 i cortili interiori sono verdissimi, una boulangerie liberty si fa ammirare,


sorprendono un negozio che vende solo vestiti ed accessori per la giustizia, una toga da presidente di tribunale te la porti via per 1000 euro, un vero affare ed un altro superchic " Dog in the city" che espone in vetrina l'ultimo profumo, Oh my dog, non so bene per chi,  cane o  padrone. 


Il Pavillon de l'Arsenal, costruito a fine 800 sui luoghi di una vecchia fabbrica di polvere da sparo (eccone spiegato il nome), trasformato inizialmente in deposito del grande magazzino La Samaritaine, è diventato il centro d'esposizione urbanistica e di architettura di Parigi. Bellissima struttura industriale tutta di ferro, ora ci sono  le maquette dei nuovi progetti architettonici della metropoli, come si è articolata e modificata nei secoli, i vari piani urbanistici che l'hanno via via trasformata  ed arricchita, evidente la struttura circolare che corrisponde alle vecchie mura di cinta iniziate nel XVI secolo con Enrico IV, evidente pure che la crescita urbana si è sempre sviluppata a nord.


È semplicemente stupendo l'IMA, l'Institut du Monde Arabe, realizzazione magistrale del grande Jean Nouvel, quello che ha progettato un altro luogo magico,  la Fondation Cartier pour l'art contemporain.

 
L'IMA, creato per far conoscere e favorire l'universo arabo nel contesto francese, è un vero ponte culturale fra i due mondi ed anche l'architettura lo testimonia. La struttura è modernissima, tutta vetro ed acciaio, ma in realtà non è che una felice sintesi allegorica di temi  tipici dell'architettura mussulmana come la ripetitività dei decori geometrici, i musciarabia (paraventi lignei delle finestre), i ryad (i cortili interni).



La tradizione orientale reinterpretata modernamente da un grande architetto. Al terzo piano c'è la biblioteca ad ingresso libero, oltre ai libri, giornali e riviste dei vari paesi da leggere comodamente seduti in poltrona, al 9 piano bar e ristorante con vista straordinaria sulla ville lumière. Ci sono ritornata perchè c'era una mostra temporanea: Orient-Hermès. L'IMA proponeva delle ambientazioni vetrinistiche che la creativa tunisina Leila Menchari ha immaginato nel corso di lunghi  anni di collaborazione per la prestigiosissima casa del lusso. Metto volutamente da parte considerazioni etiche sull'assurda  preziosità di oggetti effimeri, ma ambientazioni e manufatti erano di rara qualità e grande estetismo.








Per finire in bellezza un albero  di Lenotre, tempio della gastronomia d'oltralpe: non è un albero qualunque, è fatto di "macarons", dolce che va ultimamente molto di moda in Francia, cialde colorate ripiene di crema.

2 commenti:

  1. Mi piace il tuo testo su Parigi, belle le foto (è il tuo prossimo filone? oltre che scrittrice anche fotografa?)e uno stile tipicamente "nathaniano" che rende nuove anche le cose note: l'IMA lo conosco bene, l'ho visto più volte ma in questo caso l'ho"rivisto".
    Grazie Sara!
    gabri

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  2. finalmente Sara ho visto il tuo blog, bellissimo! questo perchè sono a un corso per riuscire a fare il mio attorno agli argomenti dei miei libri. Buon viaggio!!

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