giovedì 20 febbraio 2020

le catacombe di San Gennaro e il rione Sanità

Basilica Incoronata Madre del Buon Consiglio fotografata da Capodimonte
Dopo la visita a Capodimonte e all'attuale mostra, splendidi entrambi e ne scriverò presto, scendiamo scale e poi scale per arrivare alle Catacombe di San Gennaro sulla collina poco più sotto. Mi è piaciuto molto, anche questo è un luogo che vale veramente la pena di scoprire. Si è in presenza di una vera città sotterranea che si estende per più di 5800 metri quadrati. In conformità alle leggi che proibivano la sepoltura dei morti all'interno della città,  le catacombe di San Gennaro sono state scavate sulla collina di Capodimonte situata all'esterno della cinta civica della Napoli greco-romana. L'area è organizzata su due livelli sotterranei connessi fra loro e quello inferiore, il più antico, parte da una basilica ipogea (vano sotterraneo) dedicata a Sant'Agrippino. Riguardano il vestibolo superiore le sepolture cristiane a partire dal III° secolo come attestano anche le sacre immagini e i mosaici, il vestibolo inferiore del II° secolo, invece, ospita le sepolture pagane.   Non solo cimitero sotterraneo, anche luogo di fervente pellegrinaggio poiché qui sono state seppellite le reliquie di San Gennaro per quattro secoli (dagli inizi del 400 fino all'831) prime di essere definitivamente trasferite alla Basilica di Santa Stefania su cui verrà poi edificato il Duomo di Napoli. 
Accuratamente pulito e restaurato grazie all'impegno dell'associazione La Paranza costituita da giovani del quartiere che dal 2006 operano per il recupero e la valorizzazione delle potenzialità dell'area, ci si ritrova in un suggestivo labirinto di tombe, cunicoli e ampi vestiboli che celano affreschi, mosaici e ritratti dei primi secoli. Sono presenti tre diversi tipi di tombe in base alla classe sociale del caro estinto: il "cubiculum" una camera sotterranea aperta con affreschi murali per i benestanti, i "locula", ovvero piccole nicchie rettangolari sulle pareti per la classe media e le tombe sul pavimento riservate ai poveri; divisioni da vivi e anche da morti viene purtroppo da constatare. Visitando una città antica come Napoli, e le catacombe in particolare, si evidenziano più che mai le stratificazioni della storia, costruzioni e destinazioni d'uso che attraverso i secoli cambiano, si trasformano, si sovrappongono e risulta talvolta difficile sciogliere il bandolo della matassa, qui ci vorrebbe il filo di Arianna.
Ho scritto di questa difficoltà a capire ed orientarmi perché a forza di girare, entrate dalle Catacombe di San Gennaro ci siamo ritrovate ad uscire dall'ospedale San Gennaro dei Poveri. Già, il fatto è che per proteggere le catacombe nel IX° secolo si era fatto costruire un monastero benedettino dedicato ai Santi Gennaro ed Agrippina. Il complesso, abbandonato nel XIII° secolo, per volontà del Cardinale Carafa è divenuto duecento anni più tardi un ospedale. Strettamente contigui, per il nutrimento dell'anima c'è la Basilica di San Gennaro fuori le mura (nelle foto in alto a sinistra) e per la cura delle pene fisiche l'ex- monastero-ospedale tuttora operativo. Complicata la storia, comunque siamo nel cuore del rione Sanità, dove un tempo venivano seppelliti i defunti e dove invece ora c'è grande animazione di vivi. 

Rione Sanità, quante volte l'abbiamo sentito nominare, un quartiere difficile, dissestato, evidentemente bisognoso di interventi di tutti i tipi, dalla pulizia al restauro delle case, dal lavoro che non c'è per i giovani al recupero di  un tessuto sociale degradato facilmente preda della camorra che pesca a piene mani laddove lo Stato è latitante. Tipici del quartiere "i bassi", delle abitazioni composte da una sola stanza al piano terra dove il salotto è la strada, casa e bottega come si suol dire. Forse lentamente ci sono cenni di cambiamento, la vivacità della gente, i bassi, le bancarelle in ogni dove, le scale barocche fascinose anche se sgarrupate pare spingano artigiani, artisti e alternativi a cercar casa fra i vicoli dove scorre a fiumi quella autenticità, quella napoletanità  così peculiare della città nell'immaginario collettivo. Rione Sanità, alla ribalta per fatti di cronaca nera conseguenza di povertà e disagio sociale, ma  anche il quartiere dove è nato Totò, anche ispirazione e ribalta a cielo aperto  di capolavori  teatrali e filmici  vedi "l'Oro di Napoli" o "Ieri, oggi, domani" con una straordinaria Sofia Loren venditrice di sigarette di contrabbando che continua a sfornare figli per non andare in prigione, vedi "Il sindaco del rione Sanità" del grande Eduardo de Filippo riproposto di recente al cinema dal regista Mario Martone, vedi alcuni episodi della serie televisiva "Gomorra". 
Rione Sanità, si potrebbe dire "miserie e splendori" prendendo a prestito le parole dello scrittore Balzac. C'è di buono che si sono costituite diverse associazioni di volontariato che operano contro l'emarginazione  sociale e il degrado. Con le luci della sera e la mia incapacità di fare foto notturne i polli appesi in vetrina diventano rosa, è Halloween, per strade e vicoli i bambini sono allegramente in maschera, cappelle votive e teche di Madonne dappertutto vegliano, chissà se malgrado fede e preghiere hanno esaudito tante difficoltà. Arriviamo in piazza Sanità dove è ubicata l'omonima secentesca basilica che poggia sulle catacombe di San Gaudioso che purtroppo non abbiamo fatto in tempo a visitare. Un pannello spiega che la chiesa va comunemente sotto il nome di San Vincenzo, per il culto popolare di San Vincenzo Ferreri, uno dei santi più venerati dei napoletani che confidenzialmente lo chiamano il Monacone. 










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