giovedì 23 marzo 2017

turista a Milano (1)

l'Orto e l'Osservatorio Astronomico di Brera

Non è che capita sovente di fare il turista nella propria città, anzi quasi mai; magari si va a vedere una mostra, uno spettacolo, due o tre orette a spasso per qualche via, ma il coraggio di scarpinare dalle dieci del mattino alle otto di sera di solito lo si trova solo altrove, in culo ai lupi, ma non a casa propria. Eppure mi è capitato, l'amica Magda compagna di tante avventure in giro per il mondo è sbarcata dalla sua Parigi per quattro giorni da me a Milano dove non metteva piede da più di quarant'anni. Donna curiosissima di tutto e instancabile, sapevo bene che dovevo darmi da fare per non deluderla, ci voleva un programmino denso con dentro un fritto misto, chiese e musei, un po' di cultura, di architettura, le pietre della vecchia Milano e le vette di cemento della modernità, le belle vetrine, il lunch in posti sfiziosi e naturalmente un pizzico di sole fra squarci di cielo grigio e polveri sottili.
Con leggerezza, senza guida in mano o approfondimenti culturali spinti, ho così pensato a degli itinerari che mostrassero i vari volti della città e traducessero la sua atmosfera nel quotidiano; questa Milano che non è monumentale e sfacciatamente generosa di se come Roma o Parigi e che i suoi begli angoli se li tiene nascosti, bisogna andarseli a cercare intrufolandosi nei portoni aperti quando sono aperti, dai cortili delle case di ringhiera a quelli che ostentano giardini e statue insospettabili. Partendo da largo la Foppa e poi fino alla Scala, il Duomo e il quadrilatero della moda con via Montenapoleone e compagnia, il  primo itinerario è stato il quartiere di Brera, il  nostro Marais meneghino: Princi dalle focacce divine e Panarello che fa le migliori crostate di marmellata della città, entrambi cari impiccati, ma tutto buonissimo, la sede del Piccolo Teatro, il bar Giamaica un tempo imprescindibile punto d'incontro e di confronto di artisti e intellighenzia, Spelta che espone le scarpe ballerine di tutti i colori, le insegne delle ex case chiuse che la legge Merlin ha chiuso per davvero fra i vicoli pittoreschi di corso Garibaldi e le vie Solferino-Brera, le stupende piazze Santa Maria del Carmine e San Sempliciano. Nella sosta a Brera la celeberrima Pinacoteca, la biblioteca Braidense, gli atelier dell'Accademia di Belle Arti dove dei giovani con la corona di alloro in testa festeggiavano il diploma e, una chicca anche per me che non ci ero mai stata, l'Orto Botanico e il Museo Astronomico.  
Piazza e chiesa Santa Maria del Carmine e la scultura "Grande Toscano" di Igor Mitoraj
Un angolo di bellezza, una vera oasi di pace e di silenzio l'Orto Botanico di Brera. Bambini e giovani disegnavano bulbi fioriti e piante, gli adulti sbocconcellavano al sole il panino della pausa pranzo. L'orto di Brera offre l'atmosfera di un antico giardino; le finestre della casa di Giuseppe Parini davano sull'orto e si sospetta che anche il divino Mozart abbia passeggiato fra i viali. L'area è di modeste dimensioni, circa 5000 metri quadrati divisi fra aiuole settecentesche lunghe e strette bordate di mattoni rossi e un prato circondato di grandi alberi, fra cui la stupenda Ginkgo Biloba con le sue foglie così particolari. Non abbiamo potuto accedere all'Osservatorio Astronomico ( del 1760, la più antica istituzione scientifica di Milano con una biblioteca antica di 35.000 volumi) ) che era chiuso, ma abbiamo visitato il museo con la sua esposizione di strumenti astronomici e leggo che l'OAB (osservatorio astronomico di Brera) si occupa di ricerche che vanno dai pianeti alle stelle, dai buchi neri alle galassie ed è tra i leader mondiali nello sviluppo di  strumentazione per missioni spaziali.
Piazzetta Giordano dell'Amore
Il teatro dei Filodrammatici 
Casa del Manzoni in via Moroni 1 e il "Grande Disco" di A. Pomodoro in piazza Meda

Grande delusione all'ultimo piano della Rinascente dove volevo sorprendere l'amica con una vista mozzafiato; ricordavo un bar con una piccola terrazza esterna dal sapore quasi esclusivo di fronte alle guglie del Duomo che si accendono al tramonto e mi sono ritrovata davanti una specie di dehors-autostrada gremito all'inverosimile: terrazza troppo grande, troppo rumore e troppa gente, adesso quel posto non mi piace più.  Sfiziose invece scarpe e borsetta coordinata di cioccolato stile animalier, non sanno più cosa inventare, e due splendide teste in ceramica di Caltagirone nelle elegantissime boutique gastronomiche .
Come visita museale ho proposto a Magda il Poldi Pezzoli di via Manzoni, i francesi direbbero un "hotel particulier" ovvero la casa-museo di un nobiluomo milanese del  XIX° secolo, Gian Giacomo Poldi Pezzoli e se penso a un simile parallelo con Parigi mi vengono in mente l'Hotel Particulier di Nissim de Camondo o il Jacquemart André. Il fascino di quei musei parigini e di questo luogo milanese risiede proprio qui, nel fatto che si entra in una dimora un tempo abitata e vissuta, arredata fra il 1848 e il 1879 secondo il gusto eclettico del tempo  e dove stanze, sale e salette, dai diversi stili, diventano raffinati contenitori delle passioni del proprietario, collezioni di oggetti e opere di arte antica. Inaugurata come museo a fine '800, due anni dopo la morte del fondatore, l'edificio è stato purtroppo gravemente bombardato nel 1943 e questo fa si che, malgrado i restauri, certi ambienti presentano collezioni inestimabili (vetri, armi, porcellane, arazzi, tappeti, orologi e grandi maestri della pittura) ma sono vuoti dell'arredamento e dell'atmosfera di un tempo.  
In mostra capolavori di Botticelli, Pollaiolo, Giovanni Bellini, Mantegna, Piero della Francesca, Tiepolo; mi hanno colpito la modernità (se si pensa che sono stati dipinti nel 1472) dei ritratti fatti per essere portati in giro per le città ed esposti al pubblico durante le predicazioni di Martin Lutero e di Katharina von Bora di Cranach il Vecchio  e due settecentesche vedute veneziane di Francesco Guardi; meraviglioso poi lo Studiolo Dantesco, un tempo forziere e Wunderkammer del proprietario che qui conservava ogni tipo di oggetto prezioso. Veramente strordinarie le lavorazioni del corallo, preziosi manufatti di Torre del Greco e Trapani, due luoghi entrambi famosi per i gioielli di questa "pietra" regalataci dai fondi marini e la mostra temporale del momento è proprio dedicata al gioiello italiano del XX° secolo.  
Sulla strada del ritorno, in via Ponte Vetero, mette allegria con tutto il suo colore la boutique Fabriano; mi innamoro in particolare degli animali stilizzati di carta di Gio Pastori, ma visto il prezzo ......mi accontenterò di guardarli e basta! 



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