sabato 16 aprile 2016

Nizza: requiem per un mercato

I sentimentalismi non vanno di moda e le nostalgie nemmeno, i nostri tempi divorano a velocità sorprendente il presente e spesso non resta tempo per volgere lo sguardo indietro, al tempo che fu, inutili romanticherie da strapazzo. Mi ribello e un pensiero al vecchio mercato nizzardo della Buffa lo voglio dedicare, perchè sta morendo, anzi è già morto, sta solo aspettando di chiudere definitivamente i battenti, tra pastoie burocratiche e processi vari la data delle ruspe che butteranno giù tutto resta ancora un mistero.

Ci sono capitata l'altro giorno dopo molti anni di assenza; che tristezza vederlo  in questo stato, un silenzio pressoché irreale, saracinesche abbassate, solo tre o quattro bancarelle di frutta e verdura qua e là che testimoniano dell'agonia di quel che era un tempo il più bel mercato coperto di Nizza. L'ho frequentato per anni, mamma ci ritrovava giornalmente i suoi fornitori più fidati, il macellaio che le metteva da parte le code di vitello per il brodo d'orzo, il lattaio, il panettiere, un pastaio che faceva certi gnocchi eccezzionali, la sogliola più fresca, il coltivatore diretto che portava le sue patate ancora ricoperte di terra e le mele imperfette alla vista ma deliziose al palato, persino il ciabattino era il migliore, sue le suole e i tacchi più resistenti. Facevano file interminabili i clienti ma anche i negozianti negli uffici del comune per avere il loro banco al mercato della Buffa, tempi d'oro e guadagni assicurati. Andarci di sabato mattina o di domenica era altamente sconsigliabile, troppa gente e non solo gli "aficionados", ma anche frotte di turisti e di curiosi perchè i mercati, da che mondo è mondo, sono luoghi di vita, di colore, di allegria, uno spaccato vero dell'anima di un posto, doveroso metterci sempre il naso in qualunque parte del globo si trovino.

Ci mettiamo a parlare con un coltivatore diretto che è lì da 25 anni, superstite con pochissimi altri di un luogo in dissoluzione. Com'è possibile? Cosa è successo? Racconta che questa è la sua casa da sempre, il suo mondo in estinzione, racconta di tutti i tentativi falliti fatti perchè la municipalità, che ne era proprietaria, salvasse questa pagina di storia cittadina, il modernissimo supermercato e i negozi prospettati per il prossimo futuro non avranno certo lo stesso sapore d'antan, ci mostra il suo bel biglietto da visita con una melanzana sconsolata. Niente da fare, bisogna ottimizzare ed essere redditizi, chi se ne frega della storia, l'amministrazione pubblica ha preferito sbarazzarsi dell'area vendendola e frantumandola, vaglielo a dire che al mercato della Buffa circolava anche la letteratura più alta, negli anni '30 il grande Romain Gary appena sbarcato dalla Russia andava a farci la spesa con la sua mamma.

Una volta ancora l'amaro incontro con l'impermanente, con l'effimero, se ne vanno le persone care intorno a noi, ma avviene lo stesso per tutto quel che ci circonda, anche per i fiori quando non sono più amati, non si trovano più in circolazione garofani e gladioli che andavano per la maggiore nella mia infanzia. Muoiono i luoghi quando non sono più frequentati dalle persone, rischio che temevo corresse piazza Gae Aulenti a Milano con tutto quel cemento e invece no, la gente se n'è appropriata e la piazza vive.  In 54 rue de la Buffa invece si respira aria di smobilitazione per non dire cimiteriale. Requiem per un mercato.

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